domenica 23 febbraio 2014

A caccia di risultati aspettando le Europee.


Corriere della sera 22 febbraio 2014


È difficile non essere d’accordo con Romano Prodi, quando dice che «tutti ci auguriamo un successo» di Matteo Renzi a Palazzo Chigi. L’impressione di un governo che è l’ultima spiaggia per tentare di risollevare l’Italia non appartiene solo all’ex presidente della Commissione europea. Per questo si tende a rimuovere l’immagine della gelida stretta di mano nel passaggio delle consegne con Enrico Letta, disarcionato senza complimenti dal segretario del Pd. E si scaccia il dubbio che l’esecutivo sia giovane ma soprattutto inesperto. Insomma, l’apertura di credito a Renzi è obbligata e inevitabile, in vista delle elezioni europee e del semestre di presidenza italiana.

Appena insediato, il capo del governo ha tenuto a dire ai suoi ministri che si aspetta «tanti fatti e pochi annunci». Le aspettative sono alte: perfino troppo, secondo qualcuno, scettico sulle riforme additate dal presidente del Consiglio di qui a maggio. Soprattutto, nonostante gli obiettivi di legislatura che Renzi assegna alla sua coalizione, si capirà solo col tempo se si tratta di un governo destinato ad arrivare al 2018 o a portare presto a elezioni anticipate. «Non posso mettere la mano sul fuoco su quanto accadrà nei prossimi anni — ha dichiarato, cauto, Giorgio Napolitano —. Speriamo che tutto vada per il meglio».

Rispetto al rapporto con Letta, il Quirinale appare più che mai istituzionale. Il capo dello Stato ha verificato la lista dei ministri, e ottenuto garanzie soprattutto sul candidato all’Economia, perché l’Italia deve fare i conti con le istituzioni europee e i mercati. Per il resto, ha lasciato che Renzi plasmasse l’esecutivo a propria immagine. I problemi cominciano adesso. Il premier sa che solo ottenendo risultati in tempi rapidi può far dimenticare la brutalità della «staffetta» e l’inesperienza di alcuni ministri, seppure bilanciata dallo spessore di altri. È l’unico modo per sperare di conseguire alle europee di maggio la legittimazione popolare che gli manca, e che Silvio Berlusconi non smette di sottolineare.

In assenza di elezioni politiche, il capo del governo deve affidarsi al Parlamento europeo. Se il suo Pd ottenesse un buon risultato, potrebbe dire che l’opinione pubblica ha premiato il suo arrivo a Palazzo Chigi; e dunque che non ha dietro solo i consensi delle primarie di partito, ottenuti nel dicembre scorso. Si tratta di una sfida non facile, anche perché il centrodestra berlusconiano confida in un risultato simmetrico per rilegittimare il Cavaliere. L’invito a Forza Italia a «tenersi pronti» per le urne, è un modo per ricordare a Renzi il patto con Berlusconi sull’«Italicum», come viene chiamato il progetto di nuovo sistema elettorale. Il timore è che il premier lo congeli per rimanere a Palazzo Chigi . Ma sono tatticismi destinati a impallidire di fronte a problemi economici intatti; e sui quali il premier costruirà il successo o la rovina suoi e dell’Italia.




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