venerdì 7 febbraio 2014

il coraggio delle scelte

Laura Venturi
7 febbraio 2014

La direzione PD di ieri è stata giocata su toni che hanno disatteso alcune delle aspettative, non solo dei presenti, ma di molte persone collegate o meno in streaming, con ampio uso, e a tratti abuso, di quel politichese riassumibile nel "parlare a nuora perché suocera intenda”.
Letta ha fatto un intervento da soft power, conciliante ai limiti dell'imbarazzante con ampio uso  di parole come velocità, comunità, disponibilità, rivolgendosi a tratti a Renzi che, volutamente o meno, non ha mai sollevato lo sguardo dal tavolo.
Oggi i quotidiani nel riprendere il tema titolano (vedi Repubblica) "dietro al duello tra Enrico e Matteo rispunta l'eterna guerra tra democristiani".
Ed ecco il problema che vivo in prima persona, ed immagino di non essere la sola: non essendo mai stata iscritta al PC,  che ha dato alla luce alcuni dei più grandi esponenti dell’arte del politichese, e nemmeno alla DC, a sua volta alveo di abili tessitori di trame invisibili ai più, ho inizialmente faticato a capire i toni, gli sguardi, il detto e soprattutto il non detto della direzione di ieri.
Leggendo i quotidiani odierni scopriamo che i toni "di bassissimo profilo" (secondo la definizione di Civati) del discorso di Letta derivano in effetti una studiatissima tecnica per lasciare in capo al segretario l'eventuale responsabilità di una crisi di governo.
Rimane però il vero tema che è quello delle riforme della legge elettorale, del Senato e del titolo V, funzionali per poi affrontare i grandi temi del paese: lavoro, crisi sociale, scuola, emergenza ambientale,.
E allora la domanda di fondo è “con quale governo  fare le riforme?”.
In tutto e' rimandato alla direzione del 20 febbraio, anche se nel frattempo potrà accadere di tutto tra la discussione dell'11 , sulla legge elettorale e la possibile mossa di Letta nel presentare una lista di ministri direttamente a Napolitano....
Il mio auspicio e' di non vedere Renzi diventare presidente del consiglio per giochi politici e non per scelta dei cittadini. Personalmente ritengo non sia la scelta giusta. Ma non va bene nemmeno un governo continuamente messo in discussione nelle sue azioni o nelle sue inerzie anche da una parte del PD.
E allora riprendo le parole con le quali Cuperlo ha chiesto alla direzione di uscire dall'ambiguità, dai discorsi a suo parere influenzati più dallo streaming che dalla ricerca di soluzioni, con l'auspicio di una vera ripartenza del governo se Letta sarà in grado di farlo.
Se non sarà così dovremo prendere una decisione a assumere iniziative che abbiano come riferimento le tante italiane e italiani che guardano con speranza al processo di cambiamento avviato ma anche con il timore che possa insabbiarsi nelle paludi della politica. Non ci daranno un’altra possibilità.

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