lunedì 17 febbraio 2014

Dubbi, disorientamento ... e l'augurio che possa farcela


Mario Gorlani

E’ difficile non rimanere completamente disorientati dal mutamento di rotta che Matteo Renzi ha impresso alla sua strategia negli ultimi giorni. Fino a poche settimane fa era stata tracciata una strada sensata, impostata sull’accelerazione delle riforme (elettorale e del Senato) per giungere in tempi rapidi ad un nuovo assetto istituzionale che consentisse di tornare al voto con regole chiare, tali da assicurare una futura maggioranza parlamentare.

Poi, per ragioni non del tutto comprensibili, il segretario ha scelto di togliere il sostegno al governo e di giocare la partita in prima persona, senza più attese. Ha sicuramente avuto un peso determinante il senso di impotenza trasmesso da Letta e dal suo esecutivo, nonché la convinzione che, per poter portare a compimento il cammino delle riforme, fosse necessario rimotivare una pattuglia parlamentare che sembrava ormai procedere in ordine sparso, senza una guida sicura.

Aggiungo che, finalmente, dopo due governi e mezzo “imposti” dal Capo dello Stato (Letta, Monti e l’ultimo anno del governo Berlusconi, dopo la “quasi” crisi del dicembre 2010), le forze politiche, e il PD in particolare, si riprendono il ruolo che compete loro nel decidere quale governo insediare e con quale formula politica, secondo le dinamiche proprie della forma di governo parlamentare, che Napolitano aveva un po’ forzato.

E tuttavia quello di Renzi rimane un passo che non convince. Non convince perché il suo governo nasce minoritario o, tutt’al più, con il sostegno determinante al Senato di una pattuglia di transfughi del Pdl, fino a ieri in prima fila nell’incarnare un berlusconismo militante e aggressivo; e non convince perché il punto di forza di Renzi è sempre stato quello di sfidare convenzioni, liturgie e apparati della vecchia politica per cercare nella legittimazione elettorale il viatico per governare. Ha preferito un’opzione diversa, convinto che la sua indiscutibile energia e il suo contagioso entusiasmo possano superare le strutturali debolezze di questa raccogliticcia maggioranza parlamentare.

Da cittadini interessati alle sorti di questo Paese, più che ai destini personali di questo o quell’uomo politico, gli auguriamo di farcela; ma il dubbio che, tra pochi mesi, Renzi si troverà nello stesso pantano in cui è affondato il suo predecessore è molto forte. E, dopo, a quale santo toccherà affidarci?

Nessun commento:

Posta un commento