Laura Venturi
"Siamo
di fronte ad una vera emergenza democratica. Lo dico senza mezzi
termini: è evidente la natura eversiva di quello che sta succedendo.
Il Movimento Cinque Stelle attacca le istituzioni, il presidente
della Repubblica, il capo del governo, e attacca me". "Io,
terza carica dello Stato, cui viene riservata, in quanto donna, una
aggiuntiva e terrificante aggressione sessista. Lo ripeto: è in
corso un attacco alla democrazia che riguarda anche la libertà di
stampa. Mi riferisco ai giornalisti messi alla gogna sul blog di
Grillo, al capogruppo Pd Roberto Speranza che si vede ostacolato
l'accesso in sala stampa a Montecitorio. I cittadini l'hanno capito.
Questo non è dissenso: questi sono atti violenti e intimidatori...".
Sono
le parole pronunciate la sera del 1 febbraio dalla presidente della
Camera Laura Boldrini, dopo una serie di risse e attacchi verbali di
cui si sono fatti promotori alcuni esponenti del M5, con offese che
non hanno risparmiato le più alte cariche dello Stato, la tremenda
accusa rivolta al Presidente Napolitano dal deputato dei 5 Stelle
Giorgio Sorial, le vergognose parole pronunciate nei confronti di
alcune deputate PD da parte di Massimo de Rosa, altro deputato M5S,
per passare al web dove Grillo ha chiesto di commentare il post di un
attivista che domanda «cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini
in macchina?» ed un altro militante ha postato un’immagine nella
quale l’ultimo libro di Corrado Augias, reo di aver criticato il
movimento, finisce tra le fiamme.
Poco
dopo il post con l’immagine del libro bruciato qualcuno sul web ha
giustamente ricordato una frase di Heinrich Heine che recita
“ricordatevi che prima si bruciano i libri e
poi si bruciano gli uomini”. Heine scrisse
la tragedia Almansor da cui è tratta la citazione intorno al 1820,
quindi ben prima che il mondo conoscesse la barbarie del nazismo e
del fascismo e la tragedia dell’Olocausto, ma il rogo dei libri è
una costante nella storia degli ebrei perché trasformare in cenere i
loro libri, soprattutto i testi sacri, significava cercare di
annullare la loro stessa esistenza.
Paralleli
solo apparentemente eccessivi con ciò che sta accadendo ai nostri
giorni, con il Parlamento trasformato in un ring davanti agli occhi
attoniti di milioni di italiane e di italiani (o di cittadine e
cittadini nell’espressione tanto cara alle donne e agli uomini M5),
con le principali cariche dello Stato vilipese e offese, con una
deriva sessista che non risparmia frasi e gesti che nessuno di noi,
nessuno, mai si sarebbe aspettato e mai avrebbe voluto udire, tanto
meno in Parlamento.
La
definizione usata da Augias, che gli è costata l’ira di alcuni
(spero solo alcuni) del movimento, ruota intorno ad un’espressione
da lui pronunciata durante una recente trasmissione nella quale,
riferendosi al comportamento tenuto da alcuni deputati M5, ha parlato
di “fascismo inconsapevole”, e come tale particolarmente
rischioso perché agito da persone che in molti casi non hanno
memoria della storia. E allora ritornano in mente parole pronunciate
quasi un secolo fa ma che devono essere di perenne monito alle
prossime generazioni quando Mussolini nel discorso del bivacco disse
“potevo fare di quest'aula sorda e grigia un
bivacco di manipoli; potevo sprangare il Parlamento e costituire un
Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in
questo primo tempo voluto”."
Sono
immagini e parole quelle circolate nei giorni scorsi nelle aule
parlamentari delle quali come cittadina e come donna mi vergogno
profondamente e che mai vorrei che i miei figli, ancora troppo
piccoli per capire la politica, dovessero vedere e sentire perché
cariche di odio e anticamera della dittatura, come ha giustamente
detto Laura Boldrini.
Sono
immagini e parole che non possono e non devono rientrare nella storia
di un Parlamento che sta faticosamente cercando di uscire da anni di
immobilismo affrontando tematiche fondamentali per il Paese quali la
riforma elettorale, la modifica del Senato, la riforma del titolo
V della Costituzione, per poi passare ai grandi temi che riguardano
la vita di ognuno di noi, ossia la riforma del mercato del lavoro,
della scuola, del welfare.
Infine,
sono immagini e parole che hanno offeso non solo le più alte cariche
dello Stato ma la dignità di ogni donna italiana che si è sentita
umiliata e derisa, nella più becera forma di pregiudizio sessista
che nelle donne che hanno raggiunto posizioni di rilievo, in politica
o in ogni altro ambito della società, non vede soggetti portatori di
capacità proprie ma oggetti di scambio di bisogni maschili.
E
tutto ciò accade in un paese nel quale il femminicidio è diventato
un fenomeno endemico con una donna uccisa ogni tre giorni, con
violenze che si consumano nella maggior parte dei casi fra le mura
domestiche e che dimostrano quanto questi fenomeni affondino le loro
radici in un terreno fertile, dove equilibri di potere malati e
stravolti gettano le basi della violenza di genere.
C’è
molto, moltissimo da fare da parte di uomini e donne, di cittadine e
cittadine che hanno davvero a cuore il bene del nostro paese, e che a
partire dal rispetto delle istituzioni fino al rispetto di ogni
singolo essere umano vedono le fondamenta del vivere democratico e le
basi per costruire insieme il futuro.
Nessun commento:
Posta un commento