sabato 1 febbraio 2014

Gli zombie nella testa dei grillini

Stefano Menichini 
Europa  

Linguaggio e gesta di M5S sono sempre più cupi e negativi. Un po' frutto di cattive influenze, un po' scelta intenzionale. Il Pd di Renzi sarà l'opposto
La necrofilia politica è tornata a colpire. Invidioso dei suoi colleghi divenuti famosi per frasi sessiste e gesti scurrili, il deputato grillino Di Stefano si faceva notare ieri definendo Laura Boldrini «uno zombie che cerca di tornare in vita».
Sembra passato un secolo, da quando l’elezione alla presidenza delle camere di una campionessa dell’intervento umanitario e di un famoso magistrato antimafia parve una brillante operazione politica capace di schiodare i Cinquestelle dall’auto-isolamento. Le cronache ricordano la commozione delle deputate di Grillo per il discorso di insediamento della Boldrini. Ora a lei tocca di rafforzare la scorta, chiudersi dentro gli uffici, erigere un muro di commessi fra sé e orde di assatanati che pensano che giocare a rimpiattino per Montecitorio richiami l’epopea della guerra partigiana.
Eppure è la necrofilia, al cupezza del linguaggio che colpisce di più. Nota bene Matteo Renzi quanta differenza ci sia tra i toni di oggi e quelli del Grillo d’una volta, aggressivo ma spesso divertente. Deve averlo capito anche il comico, che infatti ieri ha invitato i suoi a sorridere di più e a moderarsi un po’. Salvo poi chiudere, di nuovo funereo: «Tanto i partiti sono morti».
Anche se recentemente i rapporti tra il Movimento e il Fatto si sono raffreddati, è evidente che sui grillini grava l’influenza della prosa di Marco Travaglio e dei suoi emuli, che per colpire gli avversari da Napolitano in giù non si sono mai risparmiati mummie, morti che camminano, cimiteri, fantasmi e mostruosità varie. Ancor più determinante per l’umor nero grillino dev’essere la figura egemone di Casaleggio, l’uomo del mistero che pare uscito direttamente da un albo di Dylan Dog.
In ogni caso, il linguaggio e le gesta inclinano al nichilismo, anche come scelta intenzionale di “tenuta” dell’elettorato più affezionato. Sarà tutta su questi toni anche la campagna per le Europee, che Grillo anticipa con un tour a pagamento incentrato sugli orrori dell’euro.
Il problema dei grillini è che come principale avversario elettorale non avranno né Napolitano né Boldrini né Van Rompuy, bensì un Pd di Renzi in grado di giocare la carta esattamente opposta alla loro: la fiducia in un cambiamento che s’è dimostrato possibile e la capacità di investire forza e leadership politica in operazioni concrete, non nella giaculatoria di un’opposizione assoluta, cieca, minoritaria e soprattutto tristissima.

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