Linguaggio e gesta di M5S sono sempre più cupi e negativi. Un po'
frutto di cattive influenze, un po' scelta intenzionale. Il Pd di Renzi
sarà l'opposto
La necrofilia politica è tornata a colpire. Invidioso dei suoi
colleghi divenuti famosi per frasi sessiste e gesti scurrili, il
deputato grillino Di Stefano si faceva notare ieri definendo Laura
Boldrini «uno zombie che cerca di tornare in vita».
Sembra passato un secolo, da quando l’elezione alla presidenza delle
camere di una campionessa dell’intervento umanitario e di un famoso
magistrato antimafia parve una brillante operazione politica capace di
schiodare i Cinquestelle dall’auto-isolamento. Le cronache ricordano la
commozione delle deputate di Grillo per il discorso di insediamento
della Boldrini. Ora a lei tocca di rafforzare la scorta, chiudersi
dentro gli uffici, erigere un muro di commessi fra sé e orde di
assatanati che pensano che giocare a rimpiattino per Montecitorio
richiami l’epopea della guerra partigiana.
Eppure è la necrofilia, al cupezza del linguaggio che colpisce di
più. Nota bene Matteo Renzi quanta differenza ci sia tra i toni di oggi e
quelli del Grillo d’una volta, aggressivo ma spesso divertente. Deve
averlo capito anche il comico, che infatti ieri ha invitato i suoi a
sorridere di più e a moderarsi un po’. Salvo poi chiudere, di nuovo
funereo: «Tanto i partiti sono morti».
Anche se recentemente i rapporti tra il Movimento e il Fatto
si sono raffreddati, è evidente che sui grillini grava l’influenza
della prosa di Marco Travaglio e dei suoi emuli, che per colpire gli
avversari da Napolitano in giù non si sono mai risparmiati mummie, morti
che camminano, cimiteri, fantasmi e mostruosità varie. Ancor più
determinante per l’umor nero grillino dev’essere la figura egemone di
Casaleggio, l’uomo del mistero che pare uscito direttamente da un albo
di Dylan Dog.
In ogni caso, il linguaggio e le gesta inclinano al nichilismo, anche
come scelta intenzionale di “tenuta” dell’elettorato più affezionato.
Sarà tutta su questi toni anche la campagna per le Europee, che Grillo
anticipa con un tour a pagamento incentrato sugli orrori dell’euro.
Il problema dei grillini è che come principale avversario elettorale
non avranno né Napolitano né Boldrini né Van Rompuy, bensì un Pd di
Renzi in grado di giocare la carta esattamente opposta alla loro: la
fiducia in un cambiamento che s’è dimostrato possibile e la capacità di
investire forza e leadership politica in operazioni concrete, non nella
giaculatoria di un’opposizione assoluta, cieca, minoritaria e
soprattutto tristissima.
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