giovedì 27 febbraio 2014

L’Inutilità dei «Cittadini»: non chiamatela Democrazia.


Marco Imarisio
Corriere della Sera 27 febbraio 2014

I parlamentari a Cinque Stelle sono una razza in via di espulsione. Dopo i pianti e le urla che hanno segnato una giornata importante, non resta che aggiornare la contabilità dei reprobi allontanati dal movimento di Beppe Grillo.
La vera novità è l’addio al Padre da parte di un gruppo neppure piccolo di senatori, preludio di un rimescolamento a sinistra. Forse potevano pensarci prima. In questi primi dodici mesi romani la certificazione della loro inutilità è stata pratica costante. Gli eletti/nominati di M5S è come se non avessero mai avuto nome, figure intercambiabili una dall’altra. Talvolta Grillo si ricordava della loro esistenza lodando i fedeli alla linea, «ragazzi straordinari» che nel silenzio combattono le forze del Male, cioè gli altri. Ma giorno dopo giorno, con parole e opere li ha messi in una condizione di assoluta irrilevanza, costringendoli a una marginalità che li ha sterilizzati anche nella dialettica interna. L’esistenza dei quadri intermedi non è ancora prevista in un movimento che usa la comunicazione diretta sul web anche per mantenere la catena corta. Grillo non ha mai saputo bene cosa farsene, di quei 156 parlamentari. Se predichi solo la distruzione del sistema, concetto ribadito pochi giorni fa nel monologo in streaming con Matteo Renzi, la vita di chi è stato chiamato a dare il proprio contributo all’interno di quel sistema si fa grama. La sua condizione diventa equivoca, a meno di conformarsi in una eterna replica dell’originale, riproducendone gli insulti e le insolenze. La libertà di pensiero, cosa diversa dalla disciplina di partito, non è agli atti di questo M5S. La contraddizione in termini vissuta dai pochi che si illudevano di cambiare le cose da dentro, o almeno provarci, non sfugge ai militanti che da sempre si misurano e si confrontano in altra sede, andando dritti alla fonte, che sia il blog del Capo o le piattaforme dei meetup. L’appartenenza a M5S ha un tratto fideistico che trova la propria ragion d’essere più nelle malefatte degli «altri» che in qualunque gesto o proposizione attiva fatta dai propri eletti. Nel vortice umorale di Grillo che in questo anno ha fatto e disfatto, perdonato e epurato, pochi militanti hanno notato la differenza tra casi umani e gente che invece poteva dare un vero contributo. Conta solo il gesto, l’affermazione di un principio di autorità che ricorda molto il Pci degli anni Cinquanta. In questo clima ostile è cresciuto il disagio dei dissidenti, delle voci critiche non piegate a una ortodossia che ammetteva solo la replica a pappagallo dei comizi di Grillo. La ribellione di ieri è maturata in pubblico, quasi annunciata. Apre una crepa nel monolite a Cinque Stelle, ma non pone domande a chi resta, perché le domande non sono contemplate dal copione. La democrazia interna è un falso problema che interessa, sorprende e indigna soltanto chi osserva da fuori. Le regole di Grillo sono sempre state chiare, fin dall’ormai remoto dicembre 2012 dedicato alla piccola insurrezione in Emilia Romagna, quando postò il celebre video del «chi non la pensa come me vada fuori dalle palle», che sembrava lo sfogo di un uomo molto stressato e invece era anche l’enunciazione di un metodo. La valutazione dello stato di salute del Movimento non dipende dal pallottoliere di Camera e Senato. La scelta di non scegliere, di restare fermo insensibile agli avvenimenti esterni, ha condannato la truppa dei suoi «ragazzi» alla condizione di mera escrescenza del M5S. Se ci sono bene, altrimenti fa lo stesso. Non sono forza propulsiva, avamposto. Non servono. Grillo ha scelto da tempo il gioco di sponda. Sfrutta debolezze e contraddizioni degli altri, attende. L’appuntamento che conta è quello delle prossime elezioni europee, ed è così che ci arriverà. La demonizzazione che inevitabilmente farà seguito a questo nuovo esercizio di autoritarismo avrà l’unico effetto di rafforzare il senso di appartenenza dei suoi fedelissimi. E magari gli porterà anche altri voti.




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