mercoledì 19 febbraio 2014

Oltre il totoministri

Stefano Menichini 
Europa  

I tempi delle consultazioni sono quelli normali, l'aspettativa per Renzi esaspera l'attesa per la sua squadra. Ma alla fine non sarà questo l'elemento determinante.
Evidentemente Matteo Renzi ci ha abituato bene, a noi del circuito politico-mediatico, se pretendiamo da lui tempi e risultati che non sono mai stati chiesti a nessuno. Farà bene a rifletterci, il futuro presidente del consiglio, quando dovrà sincronizzare la propria comunicazione sugli strumenti a disposizione del governo italiano: la sua velocità si adatta poco al motore di cui disporrà.
L’incarico è solo di lunedì mattina, e già ieri dopo 24 ore la discussione verteva sui ritardi di Renzi, le difficoltà di Renzi, i rifiuti opposti a Renzi. Il totoministri (tipico prodotto giornalistico, col contributo di politici bisognosi di promozione) era talmente assortito da far dire ad alcuni serissimi commentatori che l’eterogeneità della squadra di governo conferma la confusione della linea politica renziana: come se il totoministri sui giornali lo compilasse direttamente lui.
Nella scarsità di informazioni certe, il sistema dei media crea e distrugge possibili ministri. In questo interludio confuso, gli incidenti sono a ogni angolo, tutti negativi per il lavoro di Renzi. Il caso Barca rivela quanto sia pesante la riserva nei confronti del tentativo di governo da parte di una certa area di sinistra, alla quale l’incauto dirigente Pd ha dato voce. Ma contrariamente a lui, Guerra e Baricco a Firenze sono stati interpellati da chi di dovere, e hanno detto no: scelte individuali, oppure spia del persistente disagio tra i renziani più convinti. In ogni caso anche questo contrattempo poteva essere evitato.
Incidenti a parte, le consultazioni hanno i tempi che hanno sempre avuto. Le posizioni dei partiti si confermano secondo previsioni, con l’eccezione degli ex berlusconiani e leghisti di Gal che potrebbero allargare la maggioranza al senato. Gli incoraggiamenti esterni e anche internazionali a Renzi non mancano. L’impressione è che nessuna difficoltà possa compromettere la marcia verso palazzo Chigi. Che la qualità della squadra di ministri e soprattutto il bilanciamento al suo interno tra vecchio e nuovo sarà un primo segnale importante, ma non decisivo.
Perché alla fine gli italiani – per esempio gli artigiani e i commercianti che erano ieri a Roma, potenzialmente un vero “popolo di Renzi” – più che le facce aspettano i fatti. E il destino del nuovo premier più che dai nomi dipenderà dalla capacità sua e della sua coalizione di consegnare rapidamente i risultati promessi.

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