I tempi delle consultazioni sono quelli normali, l'aspettativa per
Renzi esaspera l'attesa per la sua squadra. Ma alla fine non sarà questo
l'elemento determinante.
Evidentemente Matteo Renzi ci ha abituato bene, a noi del
circuito politico-mediatico, se pretendiamo da lui tempi e risultati che
non sono mai stati chiesti a nessuno. Farà bene a rifletterci, il
futuro presidente del consiglio, quando dovrà sincronizzare la propria
comunicazione sugli strumenti a disposizione del governo italiano: la
sua velocità si adatta poco al motore di cui disporrà.
L’incarico è solo di lunedì mattina, e già ieri dopo 24 ore la
discussione verteva sui ritardi di Renzi, le difficoltà di Renzi, i
rifiuti opposti a Renzi. Il totoministri (tipico prodotto giornalistico,
col contributo di politici bisognosi di promozione) era talmente
assortito da far dire ad alcuni serissimi commentatori che
l’eterogeneità della squadra di governo conferma la confusione della
linea politica renziana: come se il totoministri sui giornali lo
compilasse direttamente lui.
Nella scarsità di informazioni certe, il sistema dei media crea e
distrugge possibili ministri. In questo interludio confuso, gli
incidenti sono a ogni angolo, tutti negativi per il lavoro di Renzi. Il
caso Barca rivela quanto sia pesante la riserva nei confronti del
tentativo di governo da parte di una certa area di sinistra, alla quale
l’incauto dirigente Pd ha dato voce. Ma contrariamente a lui, Guerra e
Baricco a Firenze sono stati interpellati da chi di dovere, e hanno
detto no: scelte individuali, oppure spia del persistente disagio tra i
renziani più convinti. In ogni caso anche questo contrattempo poteva
essere evitato.
Incidenti a parte, le consultazioni hanno i tempi che hanno sempre
avuto. Le posizioni dei partiti si confermano secondo previsioni, con
l’eccezione degli ex berlusconiani e leghisti di Gal che potrebbero
allargare la maggioranza al senato. Gli incoraggiamenti esterni e anche
internazionali a Renzi non mancano. L’impressione è che nessuna
difficoltà possa compromettere la marcia verso palazzo Chigi. Che la
qualità della squadra di ministri e soprattutto il bilanciamento al suo
interno tra vecchio e nuovo sarà un primo segnale importante, ma non
decisivo.
Perché alla fine gli italiani – per esempio gli artigiani e i
commercianti che erano ieri a Roma, potenzialmente un vero “popolo di
Renzi” – più che le facce aspettano i fatti. E il destino del nuovo
premier più che dai nomi dipenderà dalla capacità sua e della sua
coalizione di consegnare rapidamente i risultati promessi.
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