La macchina della saliva
Massimo Gramellini
La Stampa 22 febbraio 2014
Non è vero che gli italiani adulano il potente di turno solo per
necessità. A volte lo fanno per propensione naturale. Il settimanale
«Oggi» ha raccolto i pareri dei compaesani di Rignano su Matteo Renzi.
Un compagno delle elementari ne rammenta «l’intelligenza superiore»
mentre una vicina di banco delle medie si avventura in metafore
primaverili: «E’ come i mandorli: sempre il primo a fiorire. Mi creda,
tra Papa Francesco e Matteo siamo in buone mani». Il parroco non
conferma né smentisce, ma perdona: «L’ambizione smisurata è un
peccatuccio da cui lo assolvo: anche i padri costituenti erano
smisuratamente ambiziosi». Smisurata è la pagella calcistica stilata
dall’allenatore della squadra locale: «L’era un bel mediano, Matteo:
aveva i piedi grezzi ma suppliva con il carisma, Un Pogba in miniatura».
E il suocero: «Padre Pio a 5 anni ha visto l’angelo custode, Pelè a 15
giocava in nazionale. Matteo l’ho conosciuto che ne aveva 16 e ho capito
subito che aveva quella stoffa lì». Un po’ padre Pio e un po’ Pelè (per
tacere del Papa e di Pogba). «Quel figliolo è una benedizione». Santo
subito, allora. Il pizzaiolo ostenta già il primo miracolo: «Viene qui
anche alle due di notte e si spazzola due Margherite. L’è un prodigio».
Infine, immancabile, il mito dell’insonne, coltivato dall’amico scout:
«Io se non sto a letto sette ore sono uno zombie, ma a lui ne bastano
quattro».
Matteo stai sereno. Se tra un anno dovessi cadere in disgrazia, si
dirà che a scuola copiavi dai vicini, che a calcio eri un brocco e che
in fondo sei sempre stato solo un debosciato che mangiava alle due di
notte senza mai andare a dormire.
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