Il caso Cancellieri lascia tanti dubbi sulla convivenza con il
governo. Ma anche sulla serietà della svolta sulla giustizia che il
sindaco di Firenze ha annunciato più volte.
Quelli del Pd escono tutti male dall’ultimo passaggio della
vicenda Cancellieri, ammesso che sia stato l’ultimo. Non si salva
nessuno tra i democratici, come capita ogni volta che un partito scarica
le proprie tensioni sulle istituzioni e sulle dinamiche parlamentari.
Ieri a Montecitorio Epifani è stato anche generoso nel difendere la
dialettica congressuale, sta di fatto che su questo punto gli attacchi
degli altri partiti al Pd contenevano una forte e innegabile verità.
Non era un caso se un tempo la vita parlamentare si fermava per i
congressi dei partiti. Ma succedeva quando i congressi duravano quattro
giorni, non quattro mesi.
Detto questo, i termini dello scontro che si è consumato fra Letta e
Renzi sono abbastanza leggibili. Oltre tutto di nuovo – com’è già
successo su amnistia, decadenza di Berlusconi e legge di stabilità –
anche stavolta Renzi non si appropria abusivamente di una leadership che
non è ancora formalizzata, bensì interpreta in maniera aggressiva
sentimenti e posizioni largamente e trasversalmente maggioritarie nel
suo partito.
Non so se e come questo pericoloso gioco delle parti tornerà a gelare i rapporti tra presidente del consiglio e segretario in pectore.
Se metà dei giornali scrive che ha vinto Letta (perché ha dimostrato
che perfino Renzi deve inchinarsi alla logica delle larghe intese) e
l’altra metà scrive che ha vinto Renzi (perché ha obbligato il premier a
una esposizione impopolare che gli peserà), vuol dire che entrambi
hanno margine e convenienza per trovare criteri di convivenza.
Il problema grosso riguarda però la cultura politica che, di nuovo, affiora nel corpo del Pd.
È difficile disfarsi dell’impressione di una perdurante sudditanza
politica e psicologica alla delegittimazione che alla politica nel suo
insieme arriva, con tempi e modi spesso opachi, dalle inchieste della
magistratura.
In un paio di occasioni (soprattutto alla Leopolda citando Scaglia),
Renzi ha dichiarato la volontà di una svolta garantista. Scopriremo
presto se sono solo chiacchiere. Proprio Cancellieri sta per tirare
fuori un pacchetto di misure che, tra l’altro, colpiscono l’abuso del
ricorso alla custodia cautelare. A parte il sospetto che la cosa non
renda il ministro simpatico a una parte di magistrati, Renzi e il Pd
potranno dimostrare su queste misure se hanno il coraggio di sfidare la
marea manettara che, puntuale come a ogni vigilia di svolta politica,
torna ad alzarsi.
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