mercoledì 6 novembre 2013

Ora vedremo la coerenza sulle carceri

Stefano Menichini 

Europa  

Il caso Cancellieri per il Pd si chiude con rinnovata fiducia al ministro. E con un impegno a riformare la giustizia aiutando la popolazione carceraria che saremo curiosi di verificare.
Per quanto riguarda il Pd, la vicenda Cancellieri si chiude esattamente sul punto d’equilibrio che Europa aveva individuato dal primo giorno: riaffermazione della inopportunità dei toni usati nel colloquio telefonico tra il ministro e la signora Fragni; riconoscimento della correttezza del comportanento del ministro e della sua estraneità alle misure prese dalla magistratura su Giulia Ligresti; ampio merito alla Cancellieri per i suoi sforzi per restituire dignità al sistema carcerario e anche ai singoli detenuti; impegno a mettere mano ai mali strutturali della giustizia che ricadono sul sistema penitenziario, a partire dall’abuso del ricorso alla custodia cautelare.
L’esito è stato favorito da due fattori, oltre alla volontà politica di non indebolire il governo Letta.
Innanzi tutto dalle spiegazioni rese in parlamento dal ministro, finalmente con un tono più misurato e consapevole dei danni causati dalla sovrapposizione fra ruolo pubblico e sentimenti privati. E poi dal sostegno e dagli attestati di stima che alla Cancellieri sono venuti da tutti coloro che sulla condizione carceraria lavorano davvero e davvero ne capiscono: associazioni, volontari e operatori pubblici che del “detenuto comune” si occupano tutti i giorni, non solo quando si tratta di fare demagogia.
E a proposito di demagogia: che cosa rimarrà di tutta quest’ansia di aiutare la popolazione carceraria ordinaria, quando non ci sarà più da stigmatizzare un ministro? Saranno conseguenti, i dirigenti emergenti del Pd (renziani, civatiani, cuperliani), oppure preferiranno evitare di esporsi su un fronte che non è altrettanto facile e popolare, come s’è capito bene nella vicenda dell’amnistia?

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