Da ieri è anche più chiaro che Berlino e Parigi tifano per il
premier italiano. Ma è già successo a Monti, dunque Letta deve darsi da
fare per far valere questo sostegno in patria.
C’è chi appende i destini del governo, della legislatura e in
definitiva del paese alle imprevedibili nevrosi del gruppo
berlusconiano. C’è poi chi si preoccupa per i trabocchetti posti sul
percorso della legge di stabilità, come se da questo falò delle vanità
parlamentari potesse scaturire un reale pericolo per il quadro politico.
E c’è infine chi teme (o spera, a seconda dei punti di vista) che sia
Matteo Renzi a far saltare il banco non appena issato alla guida del Pd,
per tentare subito e senza una rischiosa attesa l’assalto a palazzo
Chigi.
Tutto giusto e importante, tutto da seguire nelle prossime settimane.
Basta non dimenticarsi che da diverso tempo a questa parte i destini
dei governi e in generale della politica italiana si decidono anche
altrove, talvolta soprattutto altrove.
Così par di capire che nei confronti di Enrico Letta si sia aperta a
livello europeo (e non solo, visti i recenti scambi con Obama) una rete
di solidarietà e di sostegno la cui influenza potrebbe pesare parecchio
sui nostri affari interni.
È di ieri la notizia – data con comprensibile palese soddisfazione
dal premier italiano – che Merkel e Hollande hanno accolto l’invito di
convocare a Roma tutti i colleghi europei per il terzo round dei
colloqui sull’occupazione giovanile. Tema cruciale per l’Unione, com’è
facile capire. Momento altrettanto cruciale, visto che l’appuntamento
sarà in aprile, cioè alla vigilia sia delle elezioni europee di fine
maggio che del semestre in cui toccherà all’Italia la presidenza Ue.
Impossibile non pensare che questi incroci internazionali collidano
fortemente con le speranze di chi vorrebbe dedicare la primavera 2014 a
una campagna elettorale nazionale. È chiaro che nelle capitali “amiche”
tutto ci si aspetta dall’Italia, meno che sostituisca nei prossimi mesi
il giovane simpatico presidente del consiglio, quello che per sua stessa
ammissione viene considerato «dotato di attributi».
Letta però dovrà darsi da fare per trasformare l’appoggio di questi
suoi nuovi influenti amici in un dato politico accettato, e soprattutto
utile, per l’Italia. Già Mario Monti andò avanti per mesi deliziando il
mondo, per poi finire come sappiamo. Ieri da Renzi è arrivata
un’ulteriore promessa di lealtà al governo esplicitamente svincolata
dalle acrobazie del Pdl: questo è un fatto importante. Perché per quanto
forte si alzi lo scudo di Merkel, Hollande e degli altri, rimane fermo
che l’ormai proverbiale motto «ce lo chiede l’Europa» non è più una
sinecura per nessuno.
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