lunedì 11 novembre 2013

“Manovra troppo soffice serve uno shock da 20 miliardi”

Il consigliere di Renzi: riaprire capitoli pensioni ed evasione

ROBERTO MANIA

 «La legge di Stabilità? È talmente soffice che ci si può non accorgere della sua esistenza. Non sposta nulla, vanno bene i titoli ma i numeri sono leggerissimi ». Yoram Gutgeld, 54 anni, israeliano di nascita naturalizzato italiano, matematico con la passione dell’economia, ex uomo McKinsey, ora parlamentare del Pd, ma soprattutto consigliere economico di Matteo Renzi, ha appena finito di scrivere il suo manifesto della terza via italiana (“Più uguali più ricchi”, Rizzoli, in libreria da mercoledì). La tesi è che le ricette di destra e di sinistra hanno fallito: ci hanno lasciato più tasse e meno servizi. «Non servono più manovre e manovrine, abbiamo bisogno di uno shock, di un cambio di sistema», dice. Rompere i luoghi comuni e tanti tabù.
Nel libro sostiene che va abbattuto il costo del lavoro, il governo Letta comincia a farlo con la riduzione del cuneo fiscale e contributivo, e lei lo considera niente?
«È nulla, non niente. Avrei fatto un’operazione shock: 15-20 miliardi di privatizzazioni per ridurre le tasse».
Ma non si può fare. Quello che si ricava dalle dismissioni deve andare, secondo le regole europee, alla riduzione del debito.
«Si può negoziare tutto, anche questo».
Nella sua terapia shock, quale altre medicine sono previste?
«Ci sono quattro blocchi: pensioni, lotta all’evasione fiscale, investimenti, tagli di spesa».
Pensioni: pensa di riaprire il capitolo? Un’altra riforma dopo quella della Fornero? Non crede che l’Italia sia stremata da questo cambiamento continuo delle regole pensionistiche?
«No, va sistemata la questione esodati.Poi penso ad un’altra operazione. Attualmente lo Stato italiano spende 270 miliardi l’anno di assegni pensionistici per pensioni maturate con il sistema retributivo. Così quasi 60 miliardi non sono coperti dai contributi versati dai lavoratori. C’è una disparità profonda con le giovani generazioni che avranno una pensione in base ai contributi versati. A chi ha una pensione retributiva andrebbe chiesto,sopra una certa soglia, un contributo minimo che serva poi a finanziare quei servizi sociali sui quali siamo carenti, pensi solo agli asili nido. Nascerebbero nuovi lavori e un’occupazione qualificata».
Ma i pensionati hanno maturato il diritto alla pensione in base alle leggi vigenti all’epoca. La sua proposta assomiglia a un esproprio.
«Ma quale esproprio! Erano sbagliatequelle regole nate a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e i Settanta. Tuttavia non penso sia un dramma ridurre di qualche centinaia di euro al mese assegni, per esempio, di settemila euro lordi».
Comunque ci sarebbe un’ulteriore depressione dei consumi.
«Non è vero. La propensione al risparmio di chi guadagna 60 mila euro l’anno è di circa il 30-40 per cento; la propensioneal risparmio di chi guadagna 30 mila euro l’anno è praticamente pari a zero. Ma se in questo modo creo nuova occupazione da 1.000-1.500 euro al mese questi andranno tutti in consumi».
Ha detto della lotta all’evasione fiscale. Cosa farebbe?
«La questione centrale è la tracciabilità delle transazione. Non si tratta tanto di limitare ulteriormente l’uso del contante per i singoli. Si tratta di rendere obbligatorie tutte le transazioni tra imprese in via elettronica. Da un fisco persecutorio a un fisco che interviene prima. L’unico a ottenere risultati concreti sul fronte della lotta all’evasione fu Vincenzo Visco che, con l’elenco fornitori clienti (non a caso poi abolito da Tremonti) portò nelle casse dello Stato 23 miliardi di euro e Berlusconi li utilizzo per abolire l’Ici».
Rivaluta Visco? Il ministro che anche la sinistra ha nascosto per non dare l’immagine di un Fisco feroce con i contribuenti.
«Visco è l’unico che ha ottenuto risultati ».
Quanto pensa che si possa recuperare così?
« 30 miliardi l’anno».
Per fare cosa?
«Per dare 100 euro al mese a chi guadagna meno di 2000 euro».
Vedremo. C’è poi una spesa pubblica che nessuno riesce a tagliare. Ce la farà Cottarelli, il nuovo commissario per la spending review?
«Gli auguro di sì, ma ho paura che non toccherà palla. I tagli di spesa si possono fare solo responsabilizzando i dirigenti. Ha fatto così la difesa israeliana che ha ridotto del 10 per cento le spese dell’esercito israeliano che ha una potenza di fuco di 2,5 volte superiore a quello italiano ma costa la metà».

La Repubblica - 10/11/2013

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