L'esortazione Evangelii Gaudium è insieme più a sinistra di Obama
nella critica del liberismo e critica nei confronti del "falso
progressismo" su aborto e ordinazione femminile
Dopo le molte dichiarazioni e i gesti compiuti da papa Francesco
fin dai primi minuti del suo pontificato, la esortazione apostolica Evangelii Gaudium,
datata 24 novembre e pubblicata ieri, è il primo vero documento
programmatico. Il titolo rappresenta bene le due fonti a cui si rifà il
programma di nuova evangelizzazione (termine peraltro usato assai di
rado nel documento).
Si tratta della costituzione pastorale del Vaticano II Gaudium et Spes (1965) e la Evangelii Nuntiandi
di Paolo VI (1975). È la riabilitazione pubblica di un magistero
conciliare e post-conciliare particolarmente negletto durante il
pontificato di Benedetto XVI e nella teologia che ha fatto carriera
ecclesiastica negli ultimi anni. Le citazioni del predecessore ci sono,
come di Giovanni Paolo II, ma l’impianto intellettuale è molto più
conciliare e post-conciliare che animato dallo scetticismo verso la
«opzione preferenziale verso i poveri» – scetticismo (quando non
cinismo) che ha regnato fino a pochi mesi fa nel magistero ufficiale.
Ma Evangelii Gaudium di papa Francesco offre una visione
trasversale rispetto alle trincee saldatesi nel corso degli ultimi
decenni. Da una parte apre a una visione sociale della Chiesa, povera
per i poveri, bisognosa di riforma (incluso il papato), più collegiale
(con una attenzione particolare alle conferenze episcopali), più aperta
alle varie forme di ministero, meno clericale. Sulla questione della
giustizia sociale Francesco si colloca nettamente a sinistra di Obama e
di tutta la sinistra parlamentare mondiale, con una richiesta radicale
di regolamentazione del mercato per sanare le crescenti diseguaglianze e
un’accusa alle ideologie del liberismo trickle down.
Dall’altra parte Francesco non cambia la posizione della Chiesa
sull’aborto, che non è vero progressismo, e sull’ordinazione delle
donne, «che non è in discussione». Papa Francesco usa un linguaggio più
inclusivo che nel passato, ma sostanzialmente vede nelle richieste per
l’ordinazione delle donne il rischio di un maggiore e non minore
clericalismo nella Chiesa: «Il sacerdozio riservato agli uomini, come
segno di Cristo Sposo che si consegna nell’Eucaristia, è una questione
che non si pone in discussione, ma può diventare motivo di particolare
conflitto se si identifica troppo la potestà sacramentale con il
potere».
Ma questo argomento non placherà le teologhe femministe, che
potrebbero vedere in Francesco una sostanziale continuità con «la
teologia del corpo» e «il genio femminile» di Giovanni Paolo II, e in
una retorica della differenza per troppo tempo usata per mantenere il
sistema patriarcale nella Chiesa.
Evangelii Gaudium rappresenta un cambio di orizzonte
soprattutto per la filosofia ispiratrice il pontificato. In un passaggio
breve quanto tranciante, Francesco afferma che la realtà è più forte
delle idee. È un addio al neo-platonismo tipico del pontificato
precedente, sia quanto a visioni di Chiesa sia quanto a concezioni
politico-sociali. In particolare, Francesco nota tra «i segni dei tempi»
la crisi dell’impegno in favore delle cause comuni, quelle che
trascendono l’interesse personale. Questo fa di Francesco un papa non
assimilabile né alla cultura liberale né a quella progressista nelle sue
forme individualiste e libertarie.
È un’occasione per mettere fine alle “guerre culturali” che hanno devastato la Chiesa negli ultimi anni – una situazione a cui Evangelii Gaudium
fa riferimento in modo diretto. Resta da vedere quanto questo documento
potrà fare per costruire un ponte tra le due diverse anime del
cattolicesimo, quella tradizionalista-neoconservatrice e quella
sociale-liberale.
La recezione di Francesco sarà particolarmente delicata nella Chiesa
più ideologizzata e polarizzata, quella statunitense. In una discussione
pubblica a Baltimora giusto tre giorni fa, di fronte alla vasta platea
della convention della American Academy of Religion, il
cattolico neoconservatore americano per eccellenza, George Weigel, aveva
offerto una visione meramente “continuista” di Francesco con Giovanni
Paolo II e con Benedetto XVI. Resta da vedere se la Evangelii Gaudium
basterà a convincere Weigel e tutti i neoconservatori e neoliberali che
Francesco è qualcosa di nuovo e di diverso dai 35 anni di
Wojtyla-Ratzinger.
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