Sei mesi dopo, la vicenda delle tasse sulla casa non e' ancora
risolta. Non basta evocare i ricatti del Pdl o accontentarsi di una
maggioranza parlamentare
La vicenda Imu è un piccolo manuale di come non si
governa. Era il 17 maggio quando il capogruppo del Pdl Brunetta
annunciava che, con il decreto sull’Imu, «resteranno nelle tasche degli
italiani 2,1 miliardi che fungeranno da stimolo ai consumi». A fine
agosto il governo promette l’abolizione anche della seconda rata e
l’introduzione dal 2014 della service tax, finalmente federalista e che,
garantisce, «sarà più leggera della somma di Imu e Tarsu». Passano
poche settimane e la service tax cambia ancora nome: diventa la Trise,
cioè la somma di altre due nuove tasse, le sorelline Tari e Tasi. Nel
frattempo un po’ tutti gli osservatori spiegano che la nuova tassa
comunale sulla casa sarà una stangata. Infine, nuovo colpo di scena:
manca la copertura per l’abolizione della seconda rata Imu, 2,4
miliardi. Panico nei centri di assistenza fiscale mentre l’Associazione
dei comuni italiani forse si pente di essersi fidata delle
rassicurazioni del governo. Anche chi pensava che la cancellazione
dell’Imu fosse un regalo al Pdl riconosce che non si può tornare
indietro.
Sei mesi di promesse, smentite, annunci, dietrofront hanno prodotto
un unico effetto: sfiducia. Gli italiani non spendono soldi che non
sanno se avranno. Quella manciata di euro che forse resterà nelle tasche
degli italiani da lì non uscirà. E, soprattutto, sulla sua principale
promessa il governo non è affidabile, nonostante sia guidato da una
persona seria, forse il più capace organizzatore di una squadra che c’è
su piazza (e infatti non si hanno notizie di polemiche interne
all’esecutivo, con l’eccezione della vicenda Fassina).
Naturalmente molto ha pesato il ricatto permanente del Pdl e le sue
turbolenze interne. Però anche questo non è un alibi che può durare per
sempre: il governo di larghe intese è nato per risolvere problemi, non
per altro. Se non lo fa non c’è ragione per tenerlo in piedi, anche se
ha una maggioranza in parlamento. Fino ad oggi il suo bilancio non è
positivo e la vicenda Imu rischia di diventare l’emblema di un
fallimento. Anche perché sulle altre partite (dall’abolizione delle
Province ad Alitalia) le notizie non sono buone. Come direbbe Totò, se
il governo non governa che governo è?
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