giovedì 7 novembre 2013

Imu, gli alibi sono finiti

Giovanni Cocconi 

Europa  

Sei mesi dopo, la vicenda delle tasse sulla casa non e' ancora risolta. Non basta evocare i ricatti del Pdl o accontentarsi di una maggioranza parlamentare
La vicenda Imu è un piccolo manuale di come non si governa. Era il 17 maggio quando il capogruppo del Pdl Brunetta annunciava che, con il decreto sull’Imu, «resteranno nelle tasche degli italiani 2,1 miliardi che fungeranno da stimolo ai consumi». A fine agosto il governo promette l’abolizione anche della seconda rata e l’introduzione dal 2014 della service tax, finalmente federalista e che, garantisce, «sarà più leggera della somma di Imu e Tarsu». Passano poche settimane e la service tax cambia ancora nome: diventa la Trise, cioè la somma di altre due nuove tasse, le sorelline Tari e Tasi. Nel frattempo un po’ tutti gli osservatori spiegano che la nuova tassa comunale sulla casa sarà una stangata. Infine, nuovo colpo di scena: manca la copertura per l’abolizione della seconda rata Imu, 2,4 miliardi. Panico nei centri di assistenza fiscale mentre l’Associazione dei comuni italiani forse si pente di essersi fidata delle rassicurazioni del governo. Anche chi pensava che la cancellazione dell’Imu fosse un regalo al Pdl riconosce che non si può tornare indietro.
Sei mesi di promesse, smentite, annunci, dietrofront hanno prodotto un unico effetto: sfiducia. Gli italiani non spendono soldi che non sanno se avranno. Quella manciata di euro che forse resterà nelle tasche degli italiani da lì non uscirà. E, soprattutto, sulla sua principale promessa il governo non è affidabile, nonostante sia guidato da una persona seria, forse il più capace organizzatore di una squadra che c’è su piazza (e infatti non si hanno notizie di polemiche interne all’esecutivo, con l’eccezione della vicenda Fassina).
Naturalmente molto ha pesato il ricatto permanente del Pdl e le sue turbolenze interne. Però anche questo non è un alibi che può durare per sempre: il governo di larghe intese è nato per risolvere problemi, non per altro. Se non lo fa non c’è ragione per tenerlo in piedi, anche se ha una maggioranza in parlamento. Fino ad oggi il suo bilancio non è positivo e la vicenda Imu rischia di diventare l’emblema di un fallimento. Anche perché sulle altre partite (dall’abolizione delle Province ad Alitalia) le notizie non sono buone. Come direbbe Totò, se il governo non governa che governo è?

Nessun commento:

Posta un commento