lunedì 22 gennaio 2018

Quel matto di Matteo....


Giuseppe Turani | 20/01/2018
L'idea era, è, semplice: abbattere l'Italia corporativa e consociativa. Ma si è rivelata un'impresa titanica.
La campagna elettorale è appena cominciata, ma si è già capito che, ancora una volta i giochi girano intorno a Matteo Renzi. Quello che rischia di più in questa tornata elettorale è proprio lui. Un  successo lo renderebbe quasi invincibile anche per il futuro. Un insuccesso aprirebbe comunque la strada a parecchi problemi.
Viene allora spontaneo ragionare su questo protagonista della politica italiana e chiedersi: ma che cosa ha fatto di importante Renzi, da essere così amato dai suoi e odiato da tutti gli altri? Molti diranno il job act, i diritti civili, gli 80 euro.
La risposta in realtà è molto più banale: Renzi ha dimostrato che si può fare. Si può fare che un gruppo di giovani amministratori locali di provincia conquisti prima il partito, facendone segretario il loro leader e poi addirittura il presidente del Consiglio.
Matteo Renzi ha dimostrato che si può fare un governo con gente quasi tutta giovane e alla prima esperienza ministeriale senza sfigurare e, anzi, facendo un sacco di cose. Ha dimostrato che si può fare un governo, e governare, senza stare a raccogliere il parere preventivo di tutti i poteri grandi e piccoli che girano per il paese.
Ha dimostrato, insomma, che il ricambio generale e politico si può fare.
L’odio dei nemici nasce proprio da questo “si può fare”. Secondo loro, infatti, non si doveva “poter fare”. Tutto andava gestito in condivisione, con calma, come si è sempre fatto. Senza strappi e, soprattutto, con gente esperta e navigata, che conosce l’arte della mediazione fra i vari poteri e che sa quali santuari non vanno disturbati.
Matteo  ha rotto tutto questo e, orrore, ha persino osato disegnare una riforma  costituzionale che avrebbe raso al suolo la Repubblica consociativa nella quale siamo vissuti da dopo la guerra a oggi.
Allora, i poteri, tutti i poteri, grandi e piccini hanno deciso che Matteo non va. Queste cose non si debbono fare. Hanno capito che lui puntava, e punta, a una politica forte che sceglie (anche con errori, a volte), ma è proprio questo che non si vuole. E non sono tanto i poteri forti (inesistenti) quanto i mille poteri che in questi decenni si sono spartiti il paese. I farmacisti non sono la Spectre, e nemmeno i taxisti. E neanche gli ambulanti. Eppure hanno potere di veto sulle cose di loro pertinenza.
Ma tutta questa gente, che vive di piccoli o grandi privilegi, non vuole uscire dalla repubblica consociativa, dove hanno trovato un angolino per crescere e prosperare.
I nemici di Renzi, quindi, non sono i grandi imprenditori (quasi inesistenti, ormai) o i grandi banchieri (pochissimi e pieni di guai). Sono i mille poteri diffusi, le mille posizioni di rendita distribuite in questi anni.
Ma allora Renzi ha contro un intero popolo? No. Però il 4 dicembre il 60 per cento gli ha votato esplicitamente contro. E non tanto per via di D’Alema o di altri figuri del genere, ma per il rifiuto a uscire da una società consociativa, dove ci si mette d’accordo e alla fine si trova una ricompensa (grande o piccola per tutti) al di fuori di qualsiasi regola di mercato.
Ecco perché la battaglia di Renzi (fra buone idee e errori clamorosi) non sarà facile. Più che una politica, deve smontare qualcosa che è diventato sistema di vita, patto fra le classi e i ceti, costituzione non scritta, costume collettivo.

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