ADRIANO SOFRI
La Repubblica 14 giugno 2015
Il mare, quello vero, ha ingoiato tanti
esseri umani e tanti ne ha spaventati, che la lingua rilutta alle sue
meravigliose metafore. Tuttavia anche noi di terraferma, siamo in
alto mare. Si incappa in un gorgo e ci si affanna a uscirne, fino a
perdere le forze. Forse stiamo facendo così. Fermiamoci un momento,
e facciamo il punto. Abbiamo due punti cardinali, noi.
Il primo , la nostra stella, è il
comandamento: restare umani. I migranti sono il nostro prossimo.
Cercano la nostra mano per mettersi in salvo sulle nostre navi, per
sbarcare sulla nostra terra. Questo è quanto. Coloro cui il nostro
prossimo piace annegato, sono disgustosi. Noi vogliamo restare umani.
Coloro i quali si limitano ad ammonire
che bisogna accogliere tutti, sono meravigliosi, purché vedano il
costo. Cambiamenti così bruschi e drammatici, non si governano col
richiamo alla fredda razionalità e alla calda morale. Il terreno
manca, ci si sente sradicati e derubati — del proprio paesaggio
famigliare, delle proprie abitudini, di sé. Quando quella soglia
emotiva è superata, ricorrere all’appello alla razionalità, anche
la più splendida, è come esortare alla calma una folla presa dal
panico. Non importa quanto l’allarme — l’incendio, il naufragio
— sia falso o vero. Quella soglia è stata in buona parte superata.
Ci dividiamo fra un egoismo che si crede sacro e un altruismo che
ignora come il travaso precipitoso di popolazione esasperi uno stato
d’animo e minacci uno stile di vita.
Gli italiani, “brava gente”, erano
andati per il mondo, e il mondo non era venuto da loro. Il ricambio è
avvenuto dentro una globalizzazione che ha destituito classi — gli
operai e gli artigiani, i ceti medi — che occupavano un posto
riconosciuto nella gerarchia sociale e contavano su una promozione. E
anche i più poveri hanno visto soppiantato il proprio titolo di
ultimi da nuovi arrivati, e sono retrocessi al desolato rango di
penultimi. Quelli che, davvero o in immaginazione, si vedono “
sorpassare dagli stranieri” nelle graduatorie… Nostalgia del
passato e paura del futuro, non sono l’opera di neopopulisti
xenofobi. (L’avvento del fascismo non fu l’opera dei fascisti).
Costoro ne abusano, tanto più lucrosamente quanto meno lucida è la
parte che confida di restare umana. La sinistra — chiamiamola così,
per incoraggiamento — che emula la xenofobia della destra,
facendole uno sconto, è destinata probabilmente a perdere,
sicuramente a perdersi. Caccia agli scafisti, pescherecci affondati,
il balletto sulle quote, sono un vivacchiare di espedienti.
Non che la crassa demagogia della Lega
non meriti d’essere smascherata; l’ha fatto Enrico Rossi che
conosce scabbia e treni pendolari. La Lega vota contro ogni
partecipazione a missioni nei luoghi da cui fuggono i migranti, e
però è pronta ad aprire il fuoco sui treni. Gridava che Mare
Nostrum adescava i migranti. Con Triton aumentarono sia gli arrivi
che gli annegati: sconfessione tragica, e hanno fatto finta di
niente. Salvini ha la linea: il suo responsabile all’immigrazione,
un signore nigeriano, lo accompagnerà ad Abuja, e lui chiederà “ai
ministri di quel governo di che cosa hanno bisogno”: così si
risolve il problema. In Nigeria: 180 milioni di abitanti, il nordest
in mano a Boko Haram, mezzo paese governato dalla Sharia, petrolio e
guerre civili a sud, la più forte economia africana, eccetera, e lui
gli chiederà: “Di che cosa avete bisogno?”. Vorrei esserci, a
vedere che faccia fanno.
Intervenire economicamente nei paesi
dai quali nasce l’immigrazione, buona idea. In genere ci
“interveniamo” per aiutare i dittatori a spogliarli delle loro
ricchezze. L’idea è così invecchiata che viene da piangere:
intervenire in Siria (quinto anno di guerra civile, 220 mila morti,
10 milioni e mezzo fra sfollati e profughi)? In Iraq? In Somalia? In
Eritrea? Tali sono i paesi da cui ci arrivano gli scabbiosi.
Matteo Renzi può essere diabolicamente
tentato di restare un po’ meno umano. Amato com’è, anche il Papa
ha un problema. La Chiesa cattolica è il baluardo della solidarietà
verso lo straniero, e però l’incupimento del sentimento popolare
l’ha isolata, in questa degnissima causa, altrettanto che sui temi
della sessualità o della fine della vita. Non c’è più un fondo
cattolico che sorregga a sufficienza l’italiano brava gente.
Restare umani: ogni volta che ne
incontriamo uno, di questi nostri simili che si giocano la vita per
un sì o per un no. Intanto distinguere, e far leva sulle
innumerevoli buone volontà che si adoperano nell’accoglienza,
dissipatamente. Le assurde pratiche sull’asilo. Si può immaginare
un Piano, e se paia troppo per i nostri tempi corti, tanti piani
minori, invece di dilapidare gente nei Centri-galera e nei giardini
delle giostre.
Questo movimento cesserà di essere
febbrile se si addomesticherà la Grande Guerra nel vicino oriente. È
quello il contagio, altro che la scabbia. Ormai ne parliamo come di
un fenomeno di costume: come si passa a fil di lama senza schizzarsi,
come si coprono le donne di un sudario nero. Il Califfato ha
festeggiato il primo anniversario a Mosul. Là è la questione
“epocale”, quello è l’altro polo del nostro impegno a restare
umani. C’è una gara col tempo: se quelle guerre non saranno
spente, l’Europa andrà in pezzi, e i pezzi saranno fascisti e
razzisti. Andato al governo, Renzi poteva dire questo, e prima doveva
convincersene. Le sorti di quelle guerre sono affare dell’Europa,
quando le arriva ancora una minima risacca: milioni aspettano, nei
campi di Libano, Giordania, Turchia, nei lager della Libia. Abbiamo
lesinato fucilini di riporto ai curdi, e ventilato incursori
subacquei al molo di Zuwara. È ridiventato un problema di Obama: il
quale fa il minimo sindacale. L’Europa avrebbe qualcosa da
raccontare a quei popoli martoriati: che anche lei ebbe la sua Grande
Guerra fratricida, e che perché non tornasse più immaginò di
federarsi, e che nonostante tutto la vita vi è ancora libera e dolce
abbastanza perché gli scampati dal vicino oriente si mettano a un
nuovo repentaglio per raggiungerla. I confini là non esistono più,
e restaurarli è un’illusione. Un’Europa capace di queste due
cose: contribuire a fermare le guerre di bande, e proporsi come un
modo di convivenza rispettosa delle diversità, dovrebbe credere in
se stessa. Dopotutto, lo farebbe per salvarsi.
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