EMANUELE LAURIA
La Repubblica 4 giugno 2015
l più moderato dei grillini, alla
fine, scivola sull’aumento dell’indennità. Una bufera investe
d’improvviso Ragusa, città-simbolo per i 5stelle, la prima
conquistata in Sicilia da un movimento che ora sogna di prendere
possesso della Regione. Il sindaco Federico Piccitto e la sua giunta
hanno deciso di farsi riconoscere, dal mese di maggio, un ritocco
dello stipendio sotto forma di adeguamento Istat. Un incremento “a
posteriori”: gli amministratori ragusani si sono garantiti tutti
gli arretrati a partire dal 2013. Ovvero da quando sono in carica. Un
“cadeau” da 35.557,90 euro.
Provvedimento che non poteva passare
inosservato, perché beneficia i rappresentanti di una forza politica
che, a tutti i livelli, ha fatto della riduzione degli emolumenti un
punto centrale della propria campagna. Ma, al di là della questione
di opportunità, un paio di consiglieri del Pd di Ragusa, Mario
Chiavola e Mario D’Asta, ha sollevato dubbi sulla legittimità di
questo atto. I due dem, dopo che l’assessore al Bilancio Stefano
Martorana si è difeso dicendo che trattasi di «adeguamenti imposti
dalle norme», hanno inviato un esposto alla Regione. È stata aperta
un’istruttoria ma il dipartimento Enti Locali ha già fatto notare,
informalmente, che in Sicilia gli aumenti legati ai parametri Istat
devono essere autorizzati da un decreto dell’amministrazione
regionale. E l’ultimo decreto di questo genere è stato firmato nel
2008. In sostanza, Piccitto e i suoi assessori si sono attribuiti
“scatti” che in nessun altro Comune siciliano vengono
riconosciuti.
La vicenda è già sbarcata in
Assemblea regionale, dove l’ex sindaco Nello Dipasquale (che ora è
deputato regionale del Pd) ha presentato un’interrogazione. E il
governatore Rosario Crocetta, che nella sua Gela teme l’assalto dei
grillini sbarcati al secondo turno, annuncia che «interverrà
pesantemente»: «Questa è una violazione della legge che va
sanzionata. Se finora non l’ho fatto è stato per non turbare la
campagna elettorale delle amministrative».
Resta una polemica che investe un
grillino sui generis, distante dagli estremismi del leader, e già
messo sotto accusa dell’opposizione per un uso disinvolto di
consulenze e nomine di dirigenti. Quanto agli stipendi, Piccitto
aveva stabilito di tagliare del 30 per cento, alla fonte, il suo
appannaggio da circa 5.400 mila euro (lordi) al mese. L’ha fatto
nel 2014 ma quest’anno ci ha ripensato. E ha deciso di trattenere
l’intera cifra. E, in attesa di decidere a chi versarne un terzo
attraverso un ”restitution day”, si è concesso quel discusso
adeguamento al costo della vita.
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