Corriere della Sera 10/06/15
M.Gu.
La «minoranza della minoranza», come
Renzi ha ribattezzato i presunti gufi del Pd, si riorganizza. Dalle
ceneri di Area riformista nascerà una nuova componente guidata
Roberto Speranza. «L’Italia che vogliamo, il Pd che vogliamo» è
il titolo dell’iniziativa nazionale con cui il 27 giugno l’ex
capogruppo rifonderà a Roma la sua corrente. «Costruire
l’alternativa a Renzi — è l’obiettivo dichiarato da Nico
Stumpo — Dal Pd non si esce, si apre un cantiere per costruire una
nuova area politica». Un’area che per metà luglio ha in programma
una due giorni di approfondimento politico di componente, su scala
nazionale.
Il congresso del 2017 è lontano, ma la battaglia è
iniziata. La leadership è da costruire, però Speranza è in campo.
Ed Enrico Letta lascia il Parlamento: «Ho dato la lettera di
dimissioni alla presidente Boldrini, ma dalla politica non ci si
dimette...». Ospite di Giovanni Floris in tv, l’ex premier ha
criticato la scelta di Renzi di sostenere Enzo De Luca: «Per
vent’anni abbiamo combattuto contro Berlusconi che si faceva le
leggi ad personam, con quale credibilità ci troviamo oggi con una
persona che è esattamente nella stessa situazione?». In serata
Speranza ha riunito alla Camera una sessantina di parlamentari della
sua corrente, per immaginare la rivincita. «Renzi ha fatto il bullo,
come ogni volta che decide di trattare» è la lettura che circolava
ieri sera tra i dissidenti, contenti per le aperture su scuola e
riforma costituzionale e, al tempo stesso, infastiditi dai toni del
leader. Malumori e maldipancia non si placano. Sembra che i renziani
siamo molto seccati per la scelta di Danilo Leva, avvocato ed ex
responsabile giustizia, di difendere Daniele Ozzimo, arrestato per
l’inchiesta Mafia Capitale. Dopo la spaccatura con i dialoganti che
fanno capo al ministro Martina, Area riformista prova a rafforzarsi e
propone a Cuperlo di unire le forze per sfidare Renzi. Il 19 giugno,
a Torino, l’ex capogruppo e l’ex presidente del Pd parleranno dal
palco della manifestazione «A sinistra nel Pd» organizzata da
Andrea Giorgis. «Un pezzo significativo del nostro mondo non ci ha
votato e noi — spiega Speranza — vogliamo aiutare il Pd a
recuperarlo». Ma la tregua, c’è? «Spero si possa fare una
valutazione serena nel merito su precari, ruolo dei presidi, school
bonus, soldi alle private superiori. Le aperture sono positive,
aspettiamo gli atti parlamentari conseguenti». E se il premier
manterrà l’impegno a modificare il ddl, la minoranza al Senato
potrebbe anche votarlo: «La nostra aspettativa è che le modifiche
siano consistenti e che si possa votare». C’è chi, come Alfredo
D’Attorre, pensa a un referendum tra i tesserati del Pd. E c’è
chi aspetta Renzi al varco, per capire se intenda tenere unito il Pd
o se è vero che stia cercando i voti di Berlusconi. E se il premier
medita rimpasti o rimpastini, Speranza avverte: «Ci interessano le
idee, non le poltrone». E infine, per dire che la minoranza non
vuole mettere in difficoltà il governo: «Il problema di Renzi non è
riconquistare il voto di Speranza in Parlamento, che in un modo o
nell’altro arriva, ma quello dei 618 mila dipendenti della scuola
che hanno fatto sciopero».
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