Riccardo
Imberti
Ieri Emilio Del Bono ha chiuso l'operazione giunta. Aveva detto in campagna elettorale che nel giro di una settimana l'avrebbe fatto, ed è stato conseguente. Buon avvio, ha evitato di applicare il manuale cencelli (sopportando qualche mal di pancia naturale), ha dato vita a una buona squadra con competenze adeguate: ingredienti che promettono buone cose.
Ieri Emilio Del Bono ha chiuso l'operazione giunta. Aveva detto in campagna elettorale che nel giro di una settimana l'avrebbe fatto, ed è stato conseguente. Buon avvio, ha evitato di applicare il manuale cencelli (sopportando qualche mal di pancia naturale), ha dato vita a una buona squadra con competenze adeguate: ingredienti che promettono buone cose.
Se
qualcuno mi chiedesse quale immagine mi è rimasta della campagna
elettorale non avrei alcun dubbio nel rispondere che la cosa più
emozionante è vedere il venerdì della chiusura della campagna
elettorale alla Pallata, a fianco a Del Bono, Cesare Trebeschi e
Umberto Ambrosoli. Due persone per bene "esempi di vita civile
con la schiena dritta e alta moralità", che nel passato e nel
presente restano due punti di riferimento per chi crede alla politica
come servizio, la scelta migliore.
Ora
si tratterà di mettere in calendario le cose da fare, che sono tante
e tutte impegnative: dal tema dell'ambiente a partire dalla
questione pcb, al tema del lavoro e delle attività commerciali, alla
questione della vivibilità della città che comporta coesione
sociale, servizi alla persona, ma anche, capacità di valorizzare
tutte le esperienze culturali e sociali presenti sul territorio. Se
Del Bono saprà guidare con autorevolezza la politica amministrativa,
rispondendo ai cittadini delle scelte fatte dall'amministrazione,
Brescia saprà far riscoprire ai tanti cittadini vecchi e nuovi, la
sua più bella politica amministrativa pur in tempo di crisi.
Un
tempo il nostro che, dopo la delusione della non vittoria alle
elezioni politiche, la brutta figura fatta dal PD con la mancata
elezione di Romano Prodi (sono ancora in attesa di conoscere i nomi
dei mandanti e dei 101 esecutori) e la sconfitta di Ambrosoli in
Lombardia nonostante la sua bella e coraggiosa esperienza di civismo, ha riservato al partito democratico qualche bella
soddisfazione nonostante il dato preoccupante dell'astensionismo.
Soddisfazione che mi auguro sia replicata con le elezioni
amministrative siciliane.
La maggioranza anomala nata dalla non vittoria del Pd pare già in sofferenza, nonostante la serietà e l'impegno del Presidente Letta, sia per i problemi gravi che vive il Paese ma soprattutto, per l'affacciarsi imminente delle sentenze che incombono sull'alleato Berlusconi.
Tutto è difficile e complicato e non si può stare fermi; è urgente mettere mano
al partito a Brescia come a Roma. Un partito che è l'unico ad avere
un insediamento capillare sul territorio ma che, come è capitato
alle politiche di febbraio, non riesce da tempo ad uscire dal recinto
del suo elettorato tradizionale, che anzi, lo vede via via sempre più
assottigliandosi.
Il
modello tradizionale di Bersani di partito organizzato, fatto di
quadri e di forte presenza sul territorio si è dimostrato
inadeguato. E' mancata una leadership forte capace di intercettare il
voto dei delusi e anche il quadro dirigente a tutti i livelli non ha
saputo imprimere una proposta di cambiamento convincente ad un paese
allo stremo sotto tutti i punti di vista.
Il
congresso rappresenta un occasione importante per rimettere il
Partito Democratico sulla lunghezza d'onda del Paese. I segnali di
questi giorni non sono incoraggianti: ancora ci si sta attardando
nella discussione tra partito aperto e partito degli iscritti, tra
premiership e segreteria. Di fronte alla crisi del sistema partito
del tutto evidente, si ha l'impressione (spero sia solo
un'impressione) che taluni stiano aggrappandosi all'esistente in
attesa che passi la nottata.
Bisogna
avere il coraggio di ripartire dall'idea iniziale, quella fondativa
di Veltroni, partito aperto, leggero, e libero dai condizionamenti
pesanti delle tradizioni, pure importanti, che hanno dato vita al
PD. Bisogna recuperare tutte quelle forze e quelle disponibilità che
si sono allontanate da noi in questi anni perchè l'accordo tra ex ds
e ex margherita hanno chiuso ogni spazio di protagonismo, alle tante
persone che con generosità, hanno dato la loro disponibilità per
contribuire a un cambiamento effettivo e sempre più necessario della
politica e del Paese.
Solo
in questo modo è possibile rilanciare l'idea di un riformismo
concreto, capace di cogliere i cambiamenti profondi in atto nella
società, sciogliere i legami con le tante corporazioni che vivono di
eterni e insopportabili privilegi e dare una speranza ai tanti
giovani che soffrono della loro condizione di inaccettabile
precarietà.
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