17 giugno 2013
Il Pd è un partito sempre più surreale. Guida il governo
con un suo esponente di primo piano ma si fa scippare da Berlusconi la
qualifica di socio determinate della maggioranza. Berlusconi chiede ed
ottiene, ovvero chiede e finge di ottenere. Il Pd non chiede, e questo è
gravissimo, e storce il muso sui provvedimenti. Per giunta alcune sue
componenti mostrano di volersi liberare del governo e del suo premier.
Il Movimento 5 Stelle è in una crisi gravissima e il Pd invece di
rivolgersi a quelle anime di sinistra che l’hanno votato cerca di
sollecitare una scissione sperando di ribaltare l’attuale maggioranza
(con quali numeri? con quale nuovo premier?). Nichi Vendola comincia a
rivedere la sua strategia alternativista del post-voto. Dichiara di non
volere il fallimento di Letta, si fa piacere Renzi, partecipa al forum
europeo dei partiti progressisti.
Di fronte a questi scenari, tutti positivi per il Pd, non c’è ombra
di iniziativa politica ma c’è un succedersi di polemiche attorno alla
figura di Renzi e al revanscismo dell’ex segretario. Non emerge ancora
un’area del partito che chieda agli iscritti, ai militanti ed agli
elettori di partecipare alla messa in mora di questo “cupio dissolvi”.
Si cercano marchingegni per favorire o boicottare la candidatura a
segretario del sindaco di Firenze ovvero di convincerlo, in attesa della
premiership, a dare il via libera a un segretario del Pd che lo copra a
sinistra.
C’è, invece, di fronte a questo partito un paese sempre più
spaventato e incazzato che può reagire alla crisi del grillismo
scegliendo altre formazioni anti-politiche che potrebbero sorgere ovvero
scappando nel non voto. Sarebbe cosa semplice e seria porre aLetta due o
tre questioni dirimenti. Un pò come fa Berlusconi su Imu e Iva. E
intanto chiedere a Bersani di farsi un pò più in là perchè non può dare
buoni consigli avendo dato così cattivo esempio.
Molti di quelli che non vogliono Renzi non possono crogiuolarsi nel
tentativo di fermare con artifizi regolamentari la sua ascesa, possono
solo proporre leadership competitive con lui oppure cercare di
condizionarne il progetto politico.
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