domenica 24 maggio 2015

“Contro la corruzione un buon compromesso. Ora tocca ai partiti cacciare i chiacchierati”


LIANA MILELLA
La Repubblica 23 maggio 2015
Raffaele Cantone. Parla il presidente dell’Autorità nazionale. “Ora avanti sulla prescrizione, ma è un errore sostenere che debba essere sospesa persino dopo il rinvio a giudizio. Il processo deve avere una durata ragionevole”
Raffaele Cantone parte da una premessa: «Nessuna legge, anche la migliore possibile, può consentire da sola di vincere la corruzione. Una lotta efficace richiede più interventi e su più fronti».
Amministrative sotto l’incubo delle liste sporche. Ma la legge anticorruzione non va fino in fondo sull’interdizione perpetua per i corrotti. Grasso l’aveva proposta, ma non c’è.
«In primo luogo la questione degli impresentabili quasi mai riguarda soggetti condannati in via definitiva. L’interdizione perpetua è giusta se i fatti di corruzione sono molto gravi. Sarebbe eccessivo collegarla a qualsiasi tipo di corruzione. La scelta migliore sarebbe l’interdizione perpetua se la condanna supera una certa entità e una temporanea per i casi meno gravi. Così si rispetterebbero equità e proporzionalità».
E non poteva esserci un articolo blocca-impresentabili?
«La questione non può essere risolta dalle leggi, perché l’incandidabilità può essere collegata a condanne definitive e, solo in cadi eccezionali, la si può anticipare a quelle non definitive. Il tema deve essere risolto dai partiti attraverso codici etici e una piena assunzione di responsabilità politica».
C’è chi ne parla malissimo, chi così così, chi decisamente bene. Lei di questa legge anti-corruzione che dice?
«Penso sia una buona legge, anche se, ovviamente, si può fare di meglio, ma il compromesso raggiunto non è affatto al ribasso. Nella legge ci sono sia istituti che dovrebbero servire per fare emergere la corruzione come attenuanti per chi collabora, la ripenalizzazione del falso in bilancio, una correzione importante sulla concussione, aumenti di pena abbastanza razionali. Come per la legge sugli ecoreati, vale il ragionamento che si tratta di un passo in avanti, storico nel secondo caso. Le leggi vanno sempre guardate alla luce delle successive interpretazioni, non bisogna perdersi magari dietro un avverbio mentre nel complesso le norme sono efficaci».
Renzi assicura che d’ora in poi la prescrizione non correrà più.
Sarà, con le intercettazioni, il tormentone dell’estate. Per evitare un’altra legge debole ci dà la sua ricetta?
«Sicuramente gli aumenti delle pene incidono anche sulla prescrizione, quindi un effetto positivo c’è. L’opzione ideale sarebbe un intervento generale sulla prescrizione non solo legato ai reati contro la pubblica amministrazione. È necessario un allungamento dei tempi soprattutto quando ci sono sentenze di condanna. Non concordo con la tesi, pur autorevolmente sostenuta, di chi ritiene che la prescrizione debba essere del tutto sospesa, perfino dopo il rinvio a giudizio. Resto legato a una posizione tradizionale che ha un solido aggancio sul principio di ragionevole durata del processo, una sentenza deve arrivare in un tempo ragionevole, non avendo più senso se ne è trascorso uno lungo per cui il soggetto non è più quello che ha commesso il reato».
Le critiche più dure riguardano i capitoli mancanti, gola profonda, intercettazione negate per il falso in bilancio, ma soprattutto le regole più ampie per intercettare i corrotti.
«Questi argomenti sono politicamente divisivi. È noto che c’è una parte del Parlamento e anche della maggioranza che è contraria a queste opzioni. Ma mi pongo una domanda: sarebbe stato meglio non fare una legge comunque utile per farne una migliore che però non sarebbe stata approvata? Penso proprio di no. Perché anche così si ottengono risultati importanti ».
Per esempio?
«Da domani saranno maggiori le possibilità investigative grazie alla norma sui collaboratori, si potranno perseguire i falsi in bilancio anche in modo rigoroso per le società più importanti come quelle quotate».
Cosa “guadagna” l’Anac con questa legge?
«Guadagna sul piano dei poteri e sul piano delle informazioni che riceve. Sui poteri perché potremo vigilare sui contratti secretati che fino a oggi non potevano essere controllati e su cui in passato ci sono state molto polemiche perché venivano usati per aggirare le gare pubbliche. Sul piano informativo l’Anac potrà conoscere le indagini delle procure, sia pure nella fase del rinvio a giudizio e potrà ottenere dai giudici amministrativi le notizie che emergono in provvedimenti e ricorsi in cui si appalesano fatti di illiceità».
Falso in bilancio non intercettabile, un “vorrei ma non posso”?
«Francesco Greco, procuratore aggiunto a Milano e il più grande esperto di reati economici, durante l’audizione alla Camera ha spiegato con chiarezza che il falso in bilancio è un reato documentale e che mai nella sua esperienza un’intercettazione ha consentito di individuarne uno. Ovviamente bisogna ricordare che le microspie servono per scoprire un reato, e non certo per autorizzare una pesca a strascico su qualsiasi altro tipo di delitti».
Sulla gola profonda l’Anac ha scritto un documento di pregio che ne mette in luce la necessità.
Negli Usa si arrestano così importanti politici. Ma nella legge non c’è, nonostante la battaglia di M5S.
«Qui si sta creando una grossa confusione, una cosa è il whistleblower, cioè un soggetto che denuncia attività illecite amministrative al quale va garantita la riservatezza, fuori dal processo penale. Altra cosa sono gli agenti provocatori. Conosco l’esperienza Usa che ammette in modo ampio questa figura, ma non credo sia automaticamente esportabile nel nostro sistema. Credo invece che sarebbe molto utile usare gli agenti infiltrati, quei soggetti che partecipano direttamente all’attività di un’associazione criminale carpendone i segreti. Penso alla possibilità di introdurre il ritardato arresto e il ritardato sequestro se utili a sviluppare ulteriori indagini. Sono norme indispensabili, ma manca il consenso politico, mi auguro siano riproposte nella riforma del processo penale».
Intercettazioni per la corruzione.
La politica non ha il coraggio di considerare questo reato grave al pari della mafia. Non è contraddittorio rispetto alle tante dichiarazioni contro la corruzione?
«Sono favorevole ad estendere le regole come per la mafia, e l’ho detto in tempo non sospetto. Orlando aveva annunciato che la questione sarebbe stata approfondita con il processo penale. Attenderei quel ddl per capire se l’opzione sarà accolta».



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