Fabrizio Rondolino
L'Unità 2 ottobre 2015
Padellaro enumera tutte le sigle della
sinistra: “Mi viene il mal di testa”
“Sinistra al bivio, ultima chiamata
per l’opposizione”: oggi il Fatto pubblica un
impegnato editoriale di linea – come si chiamavano all’Unità
negli anni Cinquanta, tipo “Da una parte della barricata a
difesa del socialismo” – che merita una lettura attenta, tanto
più che è stato scritto dal fondatore ed ex direttore Antonio
Padellaro.
Lo Scalfari di Travaglio prende
le mosse dal fallimento dei referendum civatiani e s’inoltra
nell’analisi della sconfitta: che, naturalmente, non dipende
mai da un errore nella proposta ma sempre da qualcosa d’altro. “Se
ci fossero stati Fiom, Coalizione sociale, Sel, Rifondazione e Verdi
ce l’avremmo fatta”, dice Civati citato da Padellaro. Il
quale aggiunge: “Senza contare Lista Tsipras, Comunisti
italiani, ex Pd e sinistra Pd”. Padellaro è uomo di spirito,
e conclude: “Solo a citarli tutti viene il mal di testa”.
“A questo punto – si riprende
Padellaro dopo un Moment – è bene parlarsi chiaro: siamo di fronte
ad un bivio obbligato”. Hic Rhodus, hic salta. Socialismo o
barbarie. Boxer o slip. “Da una parte c’è la strada della
rassegnazione e della resa”: Renzi ha “il controllo completo
del Pd”, la Rai “saldamente in mano”, il “pieno sostegno
dei poteri forti” e presto anche “il dominio sul
Parlamento”, grazie all’Italicum che dà “la maggioranza
assoluta a chi vince” – una legge davvero bizzarra, visto
che nelle grandi democrazie occidentali chi vince le elezioni di
solito si ritira in convento.
Che fare? In altri tempi forse la
rivoluzione, oggi più civilmente si potrebbe fare un partito che si
presenta agli elettori e chiede i voti per cacciare il mostro di
Rignano. Ma a Padellaro questa idea non viene neppure in mente.
No, per liberare l’Italia bisogna impedire a Renzi di vincere il
referendum costituzionale dell’anno prossimo, “la madre di tutte
le battaglie”. E come si fa? Creando un “comitato di salute
pubblica presieduto da Stefano Rodotà”, “qualcosa di forte
e organizzato”. Ah ecco, abbiamo capito. E poi dite che a
Renzi piace vincere facile.
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