Marco Lavia
L'Unità 23 ottobre 2015
Il sindaco dimissionario tiene ancora
tutti sulla corda
Della vicenda romana l’unica cosa
indiscutibile è che Ignazio Marino sta dimostrando una tenuta umana
e politica non comune: giorno dopo giorno si dimostra capace di
tenere la scena tenendo tutti col fiato sospeso. Si dimette? Non si
dimette? La suspence cresce: ma proprio su questo modo di fare c’è
molto da discutere.
Marino infatti ha già tutti gli
elementi per decidere. Il suo partito lo ha politicamente sfiduciato.
Un po’ di romani gli chiedono di restare ma a quanto pare la
maggioranza è di tutt’altro avviso (oggi il sondaggio Ixé per
Agorà segnala che l’ipotesi che Marino ritiri le proprie
dimissioni non piace al 69% degli intervistati mentre per il 27% ha
il diritto di ripensarci). Con la velocità con la quale oggi le
notizie appaiono e scompaiono, di Marino sindaco si parla ormai al
passato.
Tenuto conto di questi e altri
elementi, Marino dovrebbe decidersi.
Eppure il sindaco-ex sindaco tiene
ancora tutti sulla corda e anzi contrattacca, come ha fatto nella sua
intervista a Repubblica. Nella quale sono contenute due cose
sulle quali vale la pena soffermarsi.
La prima è la volontà di partecipare
alle primarie del Pd (“Se ci saranno”). Non si potrebbe certo
impedirgli di partecipare, e anzi la sua presenza porrebbe il Pd al
riparo nelle “secondarie”, cioè alle elezioni comunali vere, in
quanto Marino non potrebbe presentare una sua lista nel caso non
improbabile in cui venisse sconfitto da un altro candidato.
La seconda cosa è più ravvicinata.
Marino è molto soddisfatto per la petizione con la quale i suoi
sostenitori gli chiedono di ritirare le dimissioni (oltre 50mila) e
confida molto nella manifestazione di domenica al Campidoglio. Sta
bene. Tuttavia egli non dovrebbe farsi abbacinare dall’illusione
ottica dei numeri: 50mila firme non sono poche ma non sono nemmeno
tantissime per un uomo che alle elezioni prese 500mila voti. E un
migliaio di persone nella non enorme piazza michelangiolesca
garantiranno un bel colpo d’occhio, certo. Ma non molto di più.
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