Michela Cella
gli Stari Generali -
9/10/15
Oggi parlano tutti di Roma e dei
suoi mali e quindi mi è scattato un po’ di orgoglio meneghino e mi
sono fermata a riflettere su alcune diversità.
Sì il ponentino da noi non soffia e
Via Giulia non c’è, ma in compenso posso girare a Milano con i
mezzi pubblici, abbiamo AreaC, il bikeshare e molti
servizi di carsharing. Milano ha retto a Expo e si è
tirata a lucido, rimane la grande incognita del dopo-Expo e dei veri
bilanci (che forse saranno impossibili). A Milano la raccolta
differenziata è a livelli record in europa per città di queste
dimensioni (dal nord Europa vengono a studiare l’esperienza della
raccolta dell’umido).La città ha saputo gestireun’emergenza
profughi lunga un anno e mezzo, in solitudine e senza il governo.
Milano ha ereditato un buco di bilancio dall’amministrazione
precedente grande quanto il lago di Como ed è pure uscita
dall’ingarbugliamento dei derivati. Pur con le ovvie difficoltà di
una coperta sempre troppo corta (grazie anche ai tagli dei
trasferimenti dal governo centrale) il welfare è stato gestito
con prudenza e sapienza. E mancano ancora sei mesi, ma possiamo dire
che abbiamo avuto un lustro intero senza scandali, senza
mazzette e avvisi di garanzia. Non è poco.
Milano lo sa e non vuole abbandonare la
strada scelta cinque anni fa durante la primavera arancione. Perché
se non ha avuto l’effetto sperato sul governo nazionale ed è
fallita in altre città, a Milano la differenza si vede, si sente e
si respira. Molti che vivono e fanno politica lontano da Milano
hanno già pensato che le elezioni amministrative del 2016 avranno
una rilevanza nazionale e come tali le vogliono trattare. Per
fortuna chi ha lavorato con questa amministrazione, nelle istituzioni
o in prossimità, e molti militanti (con una trasversalità
ultimamente inedita) stanno rivendicando la volontà e la capacità
di affrontare il prossimo passo in continuità con un progetto che ha
dato i suoi frutti. Il centrosinistra a Milano è vivo, sta
lavorando e spero che nessuno si prenda la responsabilità di
ammazzarlo.
Con fermezza si è iniziato un
processo che, per quanto laborioso e macchinoso (11 saggi, carta
dei valori, tavolo ad inviti), dovrebbe portare a scegliere con
le primarie il candidato a sindaco della coalizione di
centrosinistra il 7 febbraio del 2016. Purtroppo molto a ridosso
delle elezioni vere e proprie, e senza benedizione e garanzie dai
vertici del partito di maggioranza. Ma il detto piuttost che
nient l’è mej piuttost l’abbiamo inventato a Milano mica
per niente.
E che sia una coalizione non ci sono
dubbi (i partiti sono più di uno e ci sono anche elementi del
civismo che ha fatto scuola) e che sia di centrosinistra nemmeno, qui
il partito della nazione ancora non ha osato mettere fuori la
testolina. Rimarrà così fino a giugno? Non lo so,
nessuno lo può sapere. Per il momento c’è in atto un serio
tentativo di proseguire l’esperienza della giunta Pisapia (sebbene
senza Pisapia) questi sono fatti e chi dice il contrario forse
sta guardando nel posto sbagliato.
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