Donatella Stasio
Il Sole 24 Ore, 7 ottobre 2015
Gli indicatori della Banca mondiale
relativi al 2014 confermano il trend negativo dell'Italia nel
"controllo della corruzione" (sceso da 57,4 a 55,3). Il
governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, parla di
"arretramento, ancorché lieve". E anche se quegli
indicatori "presumibilmente" non tengono conto "dei
più recenti interventi", tuttavia "segnalano come la
valutazione del nostro sistema da parte di alcuni osservatori
"privilegiati" resti tuttora negativa", con effetti
negativi, ovviamente, sugli investimenti economici.
Ecco perché il primo Rapporto Onu
sullo stato di attuazione in Italia della Convenzione contro la
corruzione è un'opportunità che non va sciupata per dare, invece,
un'immagine diversa del Paese, valorizzando "il quadro nel
complesso positivo" che ne esce.
E se è vero che la fotografia scattata
si ferma a marzo 2013 e che le 219 pagine del report contengono ben
13 "raccomandazioni" all'Italia (su altrettante lacune da
colmare), è anche vero che le misure adottate dopo quella data, sul
fronte della repressione e della prevenzione, si muovono nella
direzione indicata dagli osservatori Onu. Tra l'altro, Visco segnala
che il meccanismo delle peer reviews (giudizio dei pari) utilizzato
dall'Onu "è assai più efficace della costruzione di
graduatorie, spesso proposte anche dalle organizzazioni
internazionali per la valutazione dei risultati conseguiti".
Quindi, è più affidabile degli
indicatori di percezione della corruzione, che hanno dei "limiti"
perché, ad esempio, possono essere influenzati anche dalle notizie
sulla corruzione apparse nei giorni della rilevazione. Del Rapporto
Onu sulla corruzione si è parlato ieri al Centro Congressi della
Banca d'Italia, con il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il
presidente dell'Anac (Autorità anticorruzione) Raffaele Cantone.
Le conclusioni dell'Onu sono un buon
trampolino di lancio per le misure in cantiere purché, ha osservato
Visco nel suo indirizzo di saluto, si faccia anche "uno sforzo"
per elaborare indicatori "il più possibile ancorati a evidenze
oggettive piuttosto che unicamente legati alle percezioni" e si
"migliori la capacità di comunicare e valorizzare i progressi
ottenuti, anche sul piano internazionale oltre che su quello
interno".
Il Rapporto, depositato a giugno, si
riferisce al quinquennio 2009-2013 e verifica lo stato di
applicazione della Convenzione sul fronte legislativo, giudiziario e
amministrativo. Segnala i progressi fatti con la legge Severino
(190/2012) e con l'istituzione dell'Autorità anticorruzione, ma lì
si ferma, salvo un riferimento, anch'esso positivo, a due
provvedimenti successivi: il dl 90 del 2014 sui poteri all'Anac e
l'aumento delle pene approvato con la legge n. 69 del 2015
sull'anticorruzione. Per Orlando, il Rapporto "promuove il
lavoro del governo italiano" anche perché molte delle
raccomandazioni - per esempio sull'auto-riciclaggio, sugli sconti a
chi collabora per denunciare la corruzione - sono già superate
dall'approvazione di specifiche norme.
Il nostro Paese "è considerato
largamente in linea con le disposizioni della Convenzione" dice
Cantone, secondo cui "si fa fatica a trovare in interventi
internazionali parole così positive per l'Italia": sul
cosiddetto all crimes approach, adottato nei confronti dei reati di
riciclaggio, sulle misure in tema di responsabilità della persona
giuridica, sull'ampio ambito di applicazione e sulle prassi in
materia di confisca dei beni, sulla specializzazione della Guardia di
finanza e sul coordinamento delle diverse forze di polizia nelle
indagini, sugli sforzi per incoraggiare chi denuncia, prevedendo ad
esempio uno statuto di protezione del whistle-blower. Restano
comunque lacune da colmare.
Il Rapporto segnala, tra l'altro,
l'eliminazione della querela per i reati di appropriazione indebita e
corruzione tra privati; l'introduzione di "attività sotto
copertura" nelle indagini sulla corruzione; la mancanza di dati
statistici sulle sanzioni disciplinari inflitte dalle amministrazioni
pubbliche a seguito di casi di corruzione, che non consente di
apprezzare il buon funzionamento dei meccanismi di controllo e degli
strumenti sanzionatori adottati.
Giusto per "valorizzare" i
"progressi", Orlando ricorda l'introduzione del voto di
scambio politico-mafioso, il falso in bilancio ("aperti a
modifiche che dovessero rendere più efficace la fattispecie
incriminatrice"), la legge sugli eco-reati e quella futura sulla
prescrizione ("che tiene conto della specificità" della
corruzione, spesso scoperta dopo molti anni), la riduzione del
contenzioso civile nonché il decreto sul tetto ai compensi per gli
amministratori giudiziari di beni sequestrati (di cui Cantone
rivendica la "segnalazione" da parte dell'Anac, "ben
prima che scoppiasse il caso Palermo"). Il ministro insiste poi
sull'urgenza della regolamentazione delle lobby e, con Cantone,
sottolinea l'importanza che avrà l'approvazione del Codice degli
appalti.
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