giovedì 26 maggio 2016

“La voragine è colpa di Renzi”. E il Fatto abbocca


Fabrizio Rondolino
L'Unità 26 maggio 2016
L’accusa di Salvini stuzzica Travaglio, ma ignora le parole del sindaco Nardella.
D’accordo, questa è fin troppo facile: sprofonda un pezzo di Lungarno e la colpa, naturalmente, è di Matteo Renzi. Come un sol uomo, Matteo Salvini e il Fatto indossano i panni dello sciacallo e si buttano a corpo morto nella più facile delle speculazioni. “Da Renzi nemmeno una parola – aveva ringhiato ieri il leader leghista –, forse perché dietro questo assurdo crollo da 5 milioni di euro ci sono responsabilità dei suoi amici di Publiacqua”. Detto, fatto: oggi il giornale di Travaglio titola in prima pagina sulla “voragine di Firenze e la Giglio Magico Spa”.
Il primo a puntare il dito contro la società mista che gestisce il servizio idrico del capoluogo toscano, a dire il vero, è stato il sindaco Dario Nardella. Il quale ha parlato esplicitamente di “errore umano” e ha chiesto di fatto le dimissioni dei vertici: “Chi ha sbagliato deve pagare”. E Nardella – gli amici del Fatto dovrebbero sospettarlo – non è propriamente il fiorentino più lontano da Renzi.
Ma che importa ricostruire le cause dell’incidente, cercare le responsabilità, rimediare al disastro, impedire che ne avvengano altri? Sempre colpa di Renzi è, e non possiamo farci niente.
Il cronista-archeologo del Fatto ci spiega che “Pubbliacqua è dal 2009 la culla del renzismo” – non la Leopolda: Publiacqua! –, che in quegli anni presidente era Erasmo D’Angelis, oggi direttore dell’Unità, che “a D’Angelis nel 2009 venne affidata una giovane e inesperta Maria Elena Boschi” – al Fatto se non citano la Boschi almeno una volta per articolo hanno lo stipendio decurtato –, e che oggi il presidente è Filippo Vannoni, “marito di Lucia De Siervo, ex capo di gabinetto e poi assessore nella giunta Renzi, figlia del presidente della Corte costituzionale Ugo De Siervo [che vota No al referendum, ndr] e sorella del direttore di RaiTrade Luigi [che ha però lasciato l’azienda senza avvertire Travaglio, ndr]”.
“Chiaro, dunque, come il disastro del Lungarno sia un caso politico”, scrive il cronista-archeologo. Chiarissimo. Glielo ha detto Salvini, o forse Travaglio, e sarà senz’altro così.

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