giovedì 17 dicembre 2015

Firmata l’intesa per il governo di unità nazionale in Libia


guido ruotolo
La Stampa 16 dicembre 2015
Gettate le basi per un nuovo inizio nel processo di transizione democratica
In Libia è stata firmata l’intesa decisiva per il governo di unità nazionale. «Questa è una giornata storica» ha detto l’inviato speciale dell’Onu, Martin Kobler, parlando a Skhirat, in Marocco, durante la cerimonia. «Firmando questo accordo politico - ha affermato il diplomatico tedesco - state portando a termine un processo, state voltando pagina». «In Libia - ha continuato Kobler, rivolgendosi ai firmatari - siete personaggi politici importanti e la vostra presenza qui dimostra il vostro impegno a far ripartire la transizione democratica in Libia».
La Libia che nel febbraio del 2011 si liberò del dittatore, del colonnello Muammar Gheddafi, dopo cinque anni di guerra civile strisciante, prova a dare vita a una svolta, sottoscrivendo l’accordo proposto dal mediatore delle Nazioni Unite. 
E’ un giorno storico. Esponenti del Parlamento di Tobruk e del Congresso nazionale di Tripoli, l’Alleanza delle forze nazionali e i Fratelli Musulmani, singole personalità ed esponenti della società libica, delle municipalità più significative, come Misurata e Zintan, hanno sfidato quelle forze che da anni si oppongono alla transizione democratica. 
In questi ultimi anni, la guerra tra le diverse milizie, tra gli schieramenti radicali islamisti ha dovuto fare i conti anche con la penetrazione di centinaia di militanti dell’Isis che hanno conquistato territori e città, nella Cirenaica spingendosi fino a Sirte, ma essendo presente anche a Tripoli e sulla costa confinante con la Tunisia (Sabratha). 
Paesi confinanti e importanti del mondo arabo ma non solo, in questi anni hanno «sponsorizzato» milizie e partiti, gruppi e associazioni con armi e soldi. E ancora oggi ci sono Paesi e forze che perseguono obiettivi di divisione della Libia. C’è ancora chi insegue il sogno di un ritorno al passato con la Libia divisa tra Cirenaica, Fezzan e Tripolitania. 
Quaranta giorni di tempo, ha chiesto il consigliere militare del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, il generale Paolo Serra, per mettere in sicurezza la capitale, Tripoli, con l’aiuto di forze di polizia internazionale che l’Italia e l’Inghilterra dovrebbero garantire.  
Si parla di migliaia di uomini che insieme alle milizie lealiste con le quali ha dialogato in queste settimane il generale Serra, dovranno garantire la sicurezza a Tripoli, intanto delle ambasciate straniere e dei siti sensibili, come le rappresentanze istituzionali libiche (sede del governo, dei ministeri, del Parlamento), gli aeroporti, le arterie di comunicazione. 
Ma prima che tutto questo diventi operativo ci sarà bisogno di alcuni passaggi decisivi. Già domani si dovrebbe riunire il Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite (il nostro ministro degli Esteri, Gentiloni, volerà a New York dopo la firma dell’accordo) che dovrà approvare una risoluzione che potrebbe autorizzare l’uso di contingenti di polizia e di addestratori. Molto dipenderà, naturalmente, dalle richieste libiche, del nuovo presidente del Consiglio Presidenziale, Serraj Faiez, che sarà anche il presidente del consiglio dei ministri. 

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