venerdì 1 maggio 2020

primo maggio



Il 1 maggio del 2020 non è una giornata di mobilitazione, i lavoratori non hanno riempito le piazze; spero sia stata una giornata di riflessione sui radicali cambiamenti imposti dall'epidemia che ha colpito anche il mondo del lavoro. Nel suo messaggio, il Presidente della Repubblica ha notato che ci aspetta un futuro in cui "nulla sarà come prima". Non si tratta di una semplice svolta, ma di un cambiamento profondo nella vita della società, che dobbiamo prepararci ad affrontare con scelte lungimiranti. "riprogettando" il nostro futuro. Nella consapevolezza che per consolidare i risultati - certo non definitivi - ottenuti nella lotta contro il virus , dobbiamo evitare che la ripresa, inevitabilmente difficile, sia paralizzata da contrasti politici, mentre è necessaria la massima unità.
Anche Massimo Cacciari, che nei dibattiti televisivi è diventato un forte riferimento, concorda nel ritenere il coronavirus "un incredibile acceleratore del cambiamento", ma è pessimista sul futuro, poichè ritiene che "questa volta la rivoluzione riguarderà l'essenza del capitalismo", cioè del sistema economico e delle regole che lo caratterizzano, e la crisi sociale metterà alla prova la stessa democrazia. E guardando le piazze vuote del 1 maggio, si chiede se "con i lavoratori a casa da soli, anche il sindacato non rischi di sparire". Cacciari ricorre spesso ad immagini forti, ma in questo caso mette giustamente in discussione la formula "dopo niente sarà come prima".
Ascoltando l'ultimo dibattito parlamentare, anch'io sono tentato da un pessimismo che non riguarda la possibilità di vincere la sfida della vita e poi l'esito della ripresa economica: il comportamento degli italiani -in questa prima fase - dice che l'Italia ce la può fare; ma il fatto che la politica sembra no comprendere l'importanza di una rinascita dei valori cui facciamo riferimento, quando confrontiamo "questo dopo guerra", con quello caratterizzato dal 25 aprile del '45, dalla Costituzione del '48., dalla rinascita del paese.
Dopo aver ascoltato la relazione di Conte, e poi gli interventi della Meloni, di Renzi e di Salvini , ho avuto l'impressione che la politica sia rinchiusa in un labirinto dal quale non riesce ad uscire...Che sia afferrata dalle polemiche del passato, prigioniera della contesa sui "pieni poteri". Chi sogna per se' il potere, chi teme che il virus stia favorendo Conte, la sua popolarità, e nello stesso tempo lo considera il "Re Tentenna", sta assumendosi pesanti responsabilità, mentre - come ha esortato a fare anche Francesco, bisogna porre al centro di ogni decisione, il bene comune. Di una situazione simile ha scritto alcune rime satiriche Giuseppe Giusti, alla fine dell''800 . Rileggiamole. Dobbiamo uscire da questo incubo.
Deve esserci un Dopo, che sia caratterizzato da una rinascita democratica, un Dopo anche per la politica.

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