giovedì 1 febbraio 2018

Il Movimento si è dissolto

Delle idee delle origini non è rimasto nulla, tutto cancellato. Grillo, unico grillino in circolazione. 

Giuseppe Turani |

 Ormai le gaffe di Di Maio, il candidato premier dei 5 stelle, hanno assunto la frequenza di circa due ogni 60 minuti. E questo va bene. In una campagna elettorale sgangherata come quella che stiamo vivendo qualche sorriso ci vuole.
Di risata in risata, però, corre l’obbligo di notare come di fronte a una competizione così decisiva il Movimento si sia in pratica dissolto. Di quello che era, o che avrebbe voluto essere, non rimane più niente, sparito tutto.
Quel che resta è un’accozzaglia di gente improvvisata e dotata di zero competenze che tenta di andare a arraffare uno stipendio pubblico. Anzi, il miglior stipendio pubblico disponibile sul mercato: quello da deputato. E anche l’unico per il quale non occorre presentare un curriculum o le referenze del precedente datore di lavoro.
Ci si meravigliava per i 5 mila concorrenti a un posto di bidello a Volpedo, ma sono stati più di 10 mila i signori che si sono messi in lista per fare i deputati 5 stelle.
Nel frattempo, come si diceva, il Movimento si è dissolto come un gelato al sole.
1- Gli altri partiti erano tutti bande di malaffare. Ma adesso si dice che dopo le elezioni si farà un appello a tutti per fare un governo: da Forza Italia al Pd. Governo, naturalmente, da far presiedere a Di Maio. Grillo, che ancora si attarda a dire che non si devono fare alleanze con simile gentaglia (gli altri partiti), giustamente tace e si defila.
2- L’onestà, qualità distintiva, è scomparsa: in lista amici, parenti, spose, sorelle e fratelli dei boss grillini.
3- In visita a Londra il solito Di Maio dice che va bene anche l’euro. E, forse, anche la legge Fornero. Magari persino il job Acts dell’odiato Renzi.
4- Rimane, del vecchio Movimento, una certa qual improvvisazione. Si annuncia con squillo di trombe e trombette il ”furto” di un’economista dello staff addirittura della signora Merkel. Ma poi si scopre che di questo non si tratta. Mai vista la signora Merkel. La ragazza lavorava per una società di Pr che, qualche volta, ha fatto lavori per il partito della signora cancelliera. Come se avesse arrostito le salsicce al festival dell’Unità. In realtà, gli unici economisti dello staff di Di Maio sono i soliti tre, tutti decisamente no-euro.
5- Anche il reddito di cittadinanza, pezzo forte dell’ideologia grillina, non se la sta passando troppo bene. Si lascia intendere che, dovendo fare un governo di larghissime intese (da Forza Italia al Pd) se ne può discutere, ovviamente.

In sostanza, l’unica, vera proposta originale del Movimento sarebbe Di Maio presidente del Consiglio. Tutto il resto può essere mercanteggiato in appositi conciliaboli. Non in streaming, è sicuro. Già vendute le macchine che alle origini avevano garantito la trasparenza. E che erano servite per umiliare Bersani per i prossimi due secoli.
Forse, questa specie di minestrone che è diventato il Movimento prenderà anche un sacco di voti, forse sarà il terzo schieramento del paese, ma è sicuro, già oggi, che di autentico non ha più niente.
Come è sicuro che all’appello di Di Maio per un governo di tutti non risponderà quasi nessuno. Non Forza Italia, non il Pd. Come compagni di viaggio, i 5 stelle dovranno accontentarsi di Salvini (se Berlusconi non lo fa ministro dell’Interno), dello sbandato Bersani, e di pochi altri vagabondi del parlamento. E quindi non avrà mai una maggioranza.
Dai banchi dell’opposizione dovrà chinare la testa davanti alle reprimende di Grillo, ormai rimasto l’unico, vero grillino in circolazione. Uno vale uno, uno è rimasto uno.

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