Anche l'Onu in pressing su Damasco. Stati Uniti sempre più soli, ma
l'impressione è che, in fondo, non ci creda più tanto neanche
l'amministrazione Obama
La Russia, l’Onu e le dichiarazioni del segretario di Stato
americano John Kerry complicano ulteriormente il quadro dell’intervento
siriano, a poche ore dall’atteso discorso alla nazione di Barack Obama
(che, in serata, si lascerà intervistare da diverse tv per preparare il
terreno).
Il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, al termine di un
incontro con il suo omologo siriano, Walid Muallem, ha invitato Damasco a
«mettere sotto controllo internazionale» l’uso di armi chimiche e di
distruzione di massa, sottolineando che «se questo contribuirà a
evitare» un attacco da parte degli Usa, sosterrà tale posizione.
Mosca ha chiesto inoltre alla Siria di aderire pienamente
all’organizzazione per il divieto delle armi chimiche, la Opcw, con sede
all’Aja, auspicando una risposta «rapida e positiva» da parte del
regime di Assad.
Muallem ha commentato favorevolmente «la saggezza dei dirigenti russi
che cercano di evitare l’aggressione americana contro il nostro
popolo», annunciando di prendere in seria considerazione l’offerta di
Lavrov. «Abbiamo quindi deciso di accettare la proposta di accogliere
l’iniziativa russa. Per noi – ha aggiunto il ministro degli esteri
siriano – le vite dei nostri cittadini e la sicurezza del nostro Paese
sono una priorità».
L’iniziativa russa è stata anche apprezzata daI segretario generale
delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha proposto oggi la creazione di
aree supervisionate dall’Onu all’interno delle quali le armi chimiche
in Siria possano essere distrutte. «Sto considerando di chiedere al
Consiglio di Sicurezza di sollecitare l’immediato trasferimento delle
armi chimiche siriane in zone all’interno della Siria dove possano
essere immagazzinate e distrutte», ha detto Ban che ha chiesto a Damasco
di accettare le richieste russe.
L’iniziativa russa viene a seguito dell’intervento di Kerry che,
questa mattina, parlando a Londra, aveva ammesso che l’unico modo per
Assad di evitare un attacco americano sarebbe «consegnare tutte le sue
armi chimiche alla comunita’ internazionale entro la prossima settimana.
Consegnarle tutte, senza indugi e consentire il loro completo
controllo. Ma – ha concluso il segretario di Stato – non ha intenzione
di farlo e non potra’ essere fatto».
Una apertura che ha scatenato diverse reazioni, tanto da costringere
il Dipartimento di Stato USA a precisare meglio il carattere ipotetico
del ragionamento di Kerry. Ma l’impressione che gli Stati Uniti siano
sempre più riluttanti a infilarsi in una avventura militare in Siria è
difficile da scacciare, mentre cresce il fronte “avverso”, capitanato
anche dalla moral suasion di papa Francesco, e nei sondaggi il
63% degli americani si dice contrario all’intervento. Una pressione che
sottopone il Congresso che sarà chiamato al voto a una seria e attenta
considerazione dei pro e dei contro della missione siriana che Obama
cercherà di spiegare alla nazione martedì.
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