Riccardo Imberti
In questi giorni nel
partito democratico, in attesa della data del congresso, vi è un
gran fermento.
Le feste di partito
rappresentano da sempre l'occasione per i leader di rapportarsi con
il popolo del centrosinistra, in questa stagione i motivi sono
molteplici: l'avvicinarsi di un congresso importante; la situazione
italiana sempre più a rischio crisi di fronte ad una recessione che
permane; i venti di guerra nell'area mediorientale.
Due sono i fatti che più
mi hanno colpito seguendo il dibattito di questi giorni:
Il primo riguarda la
grande partecipazione negli incontri tenuti da Renzi alle feste del
partito, da Reggio Emilia a Genova, era dalle elezioni scorse che non
si vedeva tanta gente presente e attenta ad un incontro del PD. Il
popolo di centrosinistra mostra di gradire le proposte di Matteo a
conferma di una grande voglia di cambiamento, del partito, della
politica e del Paese. Questa partecipazione di popolo, mi ha dato
l'immagine di un fiume in piena che cresce ogni giorno di più, che
non solo non si sente più rappresentato dalle vecchie appartenenze e
tradizioni, ma chiede con forza che il partito democratico sia post
ideologico, riformista e libero, anche nel linguaggio.
Il secondo fatto è
rappresentato dalla polemica sistematica di Bersani e i suoi, contro
il candidato Renzi. Il coro si è allargato. Dalema, Fassina, Orfini
e Bindi, che da tempo, con diverse ragioni, sono critici nei
confronti di Matteo, sono surclassati dagli acuti di Bersani.
L'ex segretario, che
pareva il buon padre di famiglia e della ditta, pare non
controllarsi più e tutti i giorni, dal palco, davanti a una salamina
e una birra, ovunque si trovi, esprime il suo disappunto con una
acidità sorprendente.
Nelle fasi delicate della
vita politica di un Paese, i leaders sono coloro che di fronte alle
difficoltà, sono capaci di meditare sulle parole, di ricercare le
soluzioni migliori, di saper leggere i cambiamenti, accompagnando con
la loro saggezza e la loro esperienza, chi meglio li sa interpretare.
Bersani questo ha dimostrato di non saperlo fare, ma, non solo. La
disastrosa campagna elettorale, i conseguenti risultati negativi nei
passaggi successivi, hanno mostrato un Bersani estremamente confuso.
Se l'ex segretario ritiene che Renzi non lo rappresenti, o peggio non
sia adeguato alla carica di segretario del partito, individui un
candidato da contrapporgli e presenti una sua proposta politica. Non
accampi argomentazioni insostenibili e proposte di modifiche
statutarie strumentali.
Comprendo la difficoltà
di chi, provenendo dalla tradizione di sinistra, è chiamato al
superamento di una cultura dell'egemonia, ma, non condivido le
obiezioni di chi considera un leader che si afferma in virtù del
proprio carisma, estraneo al PD, o peggio, un pericoloso soggetto.
Renzi sta proponendo nei suoi affollati incontri,
una società aperta, plurale, più complessa ed inclusiva, dove le
opportunità, i meriti e i bisogni stanno insieme. Una proposta
politica che intende rompere i corporativismi, riformare il mercato
del lavoro, tagliare gli sprechi e le tasse, a ripensare la giustizia
e i suoi tempi. Una sfida alta che suscita speranza nei cittadini e
ridà ruolo e valore alla politica.
Ce la farà Matteo? Questo non lo so.
Posso sommessamente dire che, guardando nelle
immagini i volti e le espressioni dei partecipanti, leggendo i
commenti riportati dalla stampa, colgo una carica nuova, un forte
impegno per il cambiamento. Anch'io voglio essere della partita.
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