Voci di dimissioni a breve dei ministri Pdl. È improbabile, sarebbe
illogico
e perfino controproducente per i berlusconiani. Ma mentre si
trascina la vicenda, il resto del quadro politico non rimane fermo.
Corrono i rumors di Palazzo, che vanno sempre ascoltati
con diffidenza. Gli ultimi, che preannunciano le dimissioni dei
ministri di Berlusconi addirittura già per la giornata di domani,
sembrano particolarmente inverosimili.
Non perché la disperazione del Pdl non possa anche finire così: con
l’omicidio-suicidio del governo che lo stesso Berlusconi ha fortemente
voluto, e che anzi è stato salutato alla nascita come uno dei suoi più
grandi successi politici.
Quanto perché anticipare con una crisi perfino i tempi della
discussione e della votazione sulla questione decadenza all’interno
della giunta del senato non ha una logica né un vantaggio neanche dal
punto di vista del Pdl, compresa la sua componente più oltranzista.
Far montare la tensione, come è stato fatto per tutto agosto, è sicuramente utile a Berlusconi.
Tenere la questione della cosidetta “agibilità politica” al centro
dell’agenda quotidiana garantisce al Pdl un grande protagonismo e tiene
gli altri partiti ai margini.
Costringere l’elettorato di destra a rimanere fissato sul tema delle
vessazioni e della persecuzione ai danni di Berlusconi premia (senza
esagerare) nei sondaggi (com’è sempre accaduto) e in più evita di dover
rendere conto di altre cose, per esempio dei risvolti meno simpatici per
alcune fasce sociali della famosa “vittoria” sull’Imu.
Passare però adesso, nelle prossime ore, dallo stato di crisi latente
e di mobilitazione permanente, alla rottura vera e propria, con tutte
le incognite conseguenti a cominciare dalle decisioni assunte dal capo
dello stato: questa sarebbe una mossa comprensibile solo sul piano
emotivo e irrazionale – cruciale quando di mezzo c’è Berlusconi – ma del
tutto illogica.
Se la strada che s’è deciso di prendere fosse davvero quella della
crisi, molto più utile a Berlusconi sarebbe farlo all’indomani di un
voto negativo del senato, dopo la prova provata di quello che nel Pdl
giudicano un complotto politico.
Questi sono presumibilmente gli argomenti che stanno usando, nella
feroce e neanche nascosta polemica interna, i “governisti” del Pdl,
impegnati se non altro a prendere tempo. Sono argomenti che alla fine
dovrebbero prevalere.
Certo, con un lato debole: che mentre si consuma e si trascina la
rabbia dei berlusconiani, il resto del quadro politico non rimane fermo.
Si riapre la diaspora M5S. E il Pd si avvia a darsi, in un modo
imprevedibilmente netto, una leadership competitiva in caso di
precipitazione elettorale.
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