ROMA — I tentativi per fermarlo non si arrestano. L’ultimo riguarda l’elezione dei segretari regionali: dovranno essere scelti prima del leader nazionale e da una platea diversa in cui gli iscritti peseranno di più. Un modo, insomma, per ingabbiare Matteo Renzi ed evitare che prenda in mano tutte le leve del partito. Ieri in segreteria Guglielmo Epifani ha dato per fatto l’accordo in questo senso, ma Luca Lotti, fedelissimo del sindaco di Firenze, ha rovesciato il tavolo: «Accordo? Quale accordo? Noi non ci stiamo».
I renziani quindi cercano di arginare l’offensiva contro il loro leader. E mandano anche un messaggio molto chiaro a tutti i dirigenti che, come Franceschini, sono diventati sostenitori della seconda ora del sindaco: se volete unire gli sforzi, dovete combattere con noi la battaglia sui segretari regionali. Nel frattempo gli uomini del primo cittadino di Firenze fanno asse con Cuperlo e con i «giovani turchi», convinti anche loro che un segretario nazionale depotenziato sarebbe una iattura per il Partito democratico.
Ma mentre a Roma si parla ancora di regole, Renzi, fedele a quanto aveva detto nei giorni scorsi, gira l’Italia parlando del suo programma. Come se le beghe interne di partito non lo riguardassero minimamente. Oggi sarà alla festa del Partito democratico di Piombino a parlare di lavoro. Un intervento importante, dicono i suoi. Renzi intende insistere molto su questo tema in tutta la sua campagna elettorale per la segreteria. La fonte della sua ispirazione è Enrico Moretti, professore di Economia all’Università di Berkeley, autore di un libro, La nuova geografia del lavoro , che ha destato subito l’interesse del sindaco di Firenze. Moretti è stato recentemente ricevuto da Barack Obama proprio per discutere nella Stanza ovale delle analisi che il docente ha svolto sul tema del lavoro.
Il ragionamento del professore di Berkeley, ridotto all’osso, è questo: per ogni posto di lavoro in più che si crea nell’hi tech, si «creano cinque nuove opportunità» nei settori tradizionali. Insomma, l’economista italiano sostiene che «per ogni nuovo soft designer reclutato da Twitter o da Google, a San Francisco (la città in cui vive, ndr ) si creano cinque nuove opportunità di lavoro per baristi, personal trainer, medici e tassisti. Nella prospettiva di una città, insomma, un posto di lavoro ad alto contenuto tecnologico è molto più che un singolo posto di lavoro». Ovviamente, secondo Moretti, questo è uno dei motivi per cui negli Stati Uniti l’economia sta ripartendo. A differenza di quanto sta accadendo invece in Italia, a causa della scomparsa nel sistema del nostro Paese di due industrie chiave: quella dei computer e quella della farmaceutica. Per l’Italia, dunque, stando a questo ragionamento, la perdita pressoché totale di questi due settori ha significato una perdita ingente in termini di occupazione presente e, ancora di più, di occupazione futura perché quelle sono tra le industrie più promettenti per i decenni a venire. Renzi si prepara quindi a fare sua la sfida per l’innovazione perché è questa la strada, a suo avviso, attraverso la quale il nostro Paese può ripartire. Oggi a Piombino il sindaco di Firenze farà delle proposte concrete, anche sul nodo delle tasse sul lavoro, della pressione fiscale altissima che impedisce alle imprese italiane di allargarsi e rinnovarsi (e perciò di assumere). Renzi terrà il suo comizio con un occhio rivolto alla sinistra ed evitando accuratamente di polemizzare con la Cgil. Anzi, se delle critiche verranno avanzate saranno rivolte alle grandi imprese italiane e alla loro scarsa propensione all’innovazione. Sull’argomento, il sindaco sta studiando con attenzione anche tutte le proposte elaborate dallo staff di Barack Obama.
«Hanno detto che non mi occupavo di contenuti? Eccoli i contenuti», dice a sera Renzi che farà altri comizi monotematici nei prossimi giorni. Infatti, un tema che, come quello del lavoro, gli sta molto a cuore è la riqualificazione dello Stato sociale. Argomenti che sembrano non dispiacere al leader di Sel Nichi Vendola, che ieri ha dichiarato: «Se vince Renzi sono contento».
Maria Teresa Meli
Corriere della sera - 6/10/2013
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sabato 7 settembre 2013
E sul lavoro Renzi si ispira all’economista (italiano) che piace a Obama.
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