sabato 2 novembre 2013

Pd Brescia, Orlando: «Disposto a fare un passo indietro»


Il candidato più votato per la segreteria PD invita all’unità il partito democratico

«Andare alla conta non ha senso, meglio Vivenzi» «Il mio obiettivo è una soluzione che abbia un consenso il più largo possibile. Sono il candidato che, anche se di poco, è stato il più votato e sento nei confronti di tutti gli iscritti il dovere di tentare, per trovare una soluzione unitaria forte, che non ci costringa a una conta».

Italia Brontesi
Corriere delle Sera Brescia 2 novembre 2013

Michele Orlando, sindaco di Roncadelle, sostenuto dalla sinistra del Pd, da amministratori locali e parlamentari, tra i tre candidati alla segreteria provinciale è quello che ha ottenuto il maggior numero di voti al primo turno e 36 delegati all’assemblea provinciale.
Pietro Bisinella, il segretario uscente, di delegati ne ha 35 e Antonio Vivenzi, il candidato della componente che a livello nazionale fa capo a Matteo Renzi, 32. La partita è aperta, tra una settimana si vota, i 103 delegati eletti nelle liste (più tre aventi diritto, i referenti della commissione elettorale) scelgono il segretario tra i candidati che raccolgono il maggior numero di delegati «collegati» e questo renderebbe possibile anche un collegamento diverso dal primo turno, un punto su cui il Pd bresciano ha chiesto un parere alla commissione per il congresso regionale e nazionale del partito e che potrebbe cambiare gli equilibri.
Orlando, il Pd è uscito dal voto praticamente diviso in tre parti. La sua iniziativa nasce dall’obiettivo di trovare un’unità e rafforzare il partito?
«Il Pd è sempre più un partito di governo, abbiamo il dovere di individuare una leadership forte e coesa. Occorre un partito forte e autorevole anche perché abbiamo una responsabilità nei confronti di una provincia come quella bresciana, che è una delle piu importanti d’Italia».
Lei ha già iniziato un confronto con gli altri due candidati...?
«Si, ho fatto incontri bilaterali, ne ho anche proposto uno a tre che è saltato per un impegno di Bisinella».
Bisinella però ha già respinto pubblicamente la proposta unitaria che lei ha avanzato.
«Già e per la seconda prima del voto».
Diciamo pure che ha fatto anche di più, ha detto di no a lei poi ha proposto un patto di alleanza ad Antonio Vivenzi.
«L’ho appreso dalla stampa, ho letto che Bisnella ha opinioni diverse, è evidente che non c’è la volontà di fare l’accordo. L’obiettivo di un accordo a tre vien meno, ma non il motivo e cioè evitare la conta che spacca il partito».
Allora lei che fa, va avanti?
«La mia candidatura resta e continuerò a lavorare per l’obiettivo dell’unità e del cambiamento».
Per questo lei sarebbe anche disponibile a fare un passo indietro?
«Si. Se non ci fossero piu le condizioni per raggiungere un accordo unitario sul mio nome, a quel punto giudicherei opportuno e inevitabile per l’unita e il cambiamento trovare una convergenza su un altro candidato. Perché due cose sono uscite chiare dal voto degli iscritti, un terzo ha votato il segretario uscente, ma due terzi hanno chiesto di cambiare metodo e facce. L’obiettivo deve essere un segretario forte, autorevole, espressione del cambiamento che gli iscritti, ma anche i cittadini, chiedono».
A questo punto cosa accadrà sabato all’assemblea?
«Mi rendo conto che sarà un sabato singolare. Rassicuro tutti quelli che mi hanno votato chiedendo il cambiamento, che il mio obiettivo è quello. La mia candidatura resta, ma resta la mia subordinata, anche se mi può costare personalmente».
Fare un passo indietro è chiedere ai suoi delegati di votare Vivenzi?
«Sono sicuro che la sua sarebbe la posizione più coerente, guida con autorevolezza una componente che esprime il rinnova mento mettendo davanti gli interessi del partito e della società a cui si rivolge. I numeri ci sono».
Mettiamo che vada così. Lei decide di fare un passo indietro e suoi delegati votano Vivenzi. Gli iscritti che hanno votato per lei che cosa penseranno, non crede che potrebbero essere delusi o addirittura sentirsi traditi?
«Penso proprio di no, anche loro sono per l’unità e il rinnovamento. E per questo che mi hanno votato».
Ha parlato con Vivenzi della sua proposta? Che ne pensa?
«Gliene ho accennato nell’incontro che abbiamo avuto? Si è riservato di parlarne con i suoi delegati».
La sua subordinata, come lei l’ha definita, è condizionata dal parere che esprimeranno le commissioni regionale e nazionale.
«Oltre al regolamento è la politica a dirci che non si può andare alla conta tra tre candidati».

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