sabato 2 novembre 2013

Bill Gates :" Internet : non salverà il mondo."

Simone Cosimi

La Repubblica - 2/11/2013

Internet? : Le cose importanti della vita sono altre. Quelle basilari, legate alla sopravvivenza e alla salute, soprattutto dei più piccoli. L'idea che molti supermanager delle big company del web hanno dell'importanza della Rete come "priorità" del mondo non può che essere "uno scherzo". Bill Gates torna a spiegare la sua nuova filosofia di vita in una lunga intervista rilasciata al Financial Times. Quella che fra 1997 e 2000 lo ha portato a lanciare l'omonima fondazione insieme alla moglie Melinda e, cinque anni fa, a lasciare Microsoft pur rimanendone formalmente al vertice. Un lavoro ormai monumentale, quello della Bill & Melinda Gates Foundation, che impiega mille persone e punta all'educazione, alla lotta all'Aids e all'eliminazione dialcune malattie come poliomelite e malaria dai Paesi più poveri del mondo. Budget: circa 4 miliardi di dollari l'anno, la metà di quanto investe il governo Usa in tutto il mondo per questioni simili. Il patrimonio complessivo da circa 30 miliardi la rende la più grande organizzazione filantropica del pianeta. Anche se la successione di Steve Ballmer al vertice di Redmond lo riporterà a occuparsi molto di più della sua creatura che, nonostante tutto, rimane la terza compagnia hi-tech sul mercato azionario dopo Apple e Google.

Ebbene, a quanto pare il mondo della Silicon Valley, secondo l'inventore di Windows, non sta marciando nella giusta direzione. Fra razzi spaziali, palloni per portare il web nei paesi poveri e altri grandi progetti ci si sta dimenticando dell'essenziale. Mark Zuckerberg, in particolare, per il quale internet è "un diritto dell'essere umano", starebbe sbagliando tutto. La sua proposta per traghettare la Rete ad altri cinque miliardi di individui nei prossimi anni non scalda il cuore del patron di Seattle: "Cos'è più importante, la connettività mondiale o il vaccino per la malaria?  -  domanda ironicamente Gates al giornalista Richard Waters  -  se qualcuno pensa che la connessione al web sia la chiave, ottimo, buon per lui. Io non condivido". Non che il fondatore di Microsoft, quello che sognava un PC su ogni scrivania, non guardi più alle sfide tecnologiche con lo stesso piglio e la stessa passione del passato: "Amo ancora le vicende IT  -  racconta Gates  -  ma se vogliamo migliorare le nostre vite dobbiamo occuparci di questioni ben più elementari come la sopravvivenza dei bambini e le risorse alimentari". Non è d'altronde la prima volta che il fondatore di Microsoft torna a dire la sua su questi pomposi piani mondiali che mettono internet al vertice delle esigenze planetarie. Fra gli altri, aveva per esempio polemizzato sull'avveniristico Project Loon di Google, quello dei palloni aerostatici come grandi snodi per la Rete nei Paesi in via di sviluppo: "Quando starai morendo di malaria  -  aveva detto qualche tempo fa  -  non credo che alzare lo sguardo e vedere un pallone in volo sulla tua testa ti sarà molto d'aiuto".

Sono altre le idee, racconta al quotidiano britannico, che dovrebbero semmai raccogliere l'attenzione dei grandi e visionari manager, della generazione che è arrivata dopo di lui. Per esempio come conservare la catena del freddo nella consegna dei vaccini nelle aree più disagiate del mondo, per evitare che le dosi risultino inutilizzabili: "Sfortunatamente è una cosa molto pratica  -  continua Gates  -  non molto sexy, evidentemente, dal punto di vista scientifico". E anche la convinzione, sostenuta da molti, che il mondo possa cambiare fondando e costruendo nuove imprese e nuovi settori d'investimento  -  in fondo quello che lo stesso Gates ha fatto oltre trent'anni fa  -  non sembra convincerlo del tutto: "Le industrie si valutano solo in base al livello in cui incrociano i bisogni umani  -  risponde  -  non esiste in sé, almeno dal mio punto di vista, la nozione della necessità di nuove aziende. Abbiamo piuttosto bisogno che i bambini non muoiano e che la gente abbia l'opportunità di ricevere una buona educazione". 

Insomma, l'ex enfant prodige è cambiato. Continua senza problemi a descriversi come un tecnocrate. Ma, a parte aver dovuto sviluppare una serie di qualità diplomatiche per gestire le faccende, delicatissime, della pachidermica fondazione, non crede più che la tecnologia possa salvare il mondo. O meglio, che possa risolvere l'intreccio di problemi, spesso collegati fra loro, che affligge la parte più debole dell'umanità. E cioè la diffusione delle malattie, la povertà, la mancanza di opportunità e le differenze socioeconomiche che questo drammatico puzzle produce. In fondo, i luoghi meno connessi a internet corrispondono anche, fa notare Gates appellandosi all'Organizzazione mondiale della sanità, a quelli col maggior tasso di tubercolosi: e se Zuckerberg avesse speso i suoi soldi mettendo nel mirino questa malattia infettiva? "Il mondo non è piatto  -  racconta ancora citando il titolo di un famoso libro di Thomas Friedman  -  e i computer non sono, nella gerarchia dei bisogni umani, nei primi cinque posti". Detto dal papà del personal computer, fa un po' effetto.

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