Fabrizio Rondolino
L'Unità 13 novembre 2015
Spara la bufala del Cavaliere su Renzi,
questa volta fa comodo.
Due titoli uguali deliziano oggi la
prima pagina del Fatto, preso da un’evidente, incontenibile gioia
ogni volta che c’è da mettere in mezzo Matteo Renzi. Il che accade
praticamente ogni giorno, secondo una logica per dir così
aristotelica: siccome Renzi è per Marco Travaglio l’essenza
originaria delle cose, il motore immobile che muove l’intero
universo, l’Essere che permane intatto sotto il mutevole
scorrere delle vicende umane, non c’è avvenimento sull’orbe
terracqueo che non veda lo zampino – naturalmente pestilenziale –
dell’onnipotente presidente del Consiglio.
Oggi però, come dicevamo, la partita è
doppia, e doppio dev’essere anche il godimento del Fatto.
“Renzi incastrato da De Luca: se lo caccia, il governo rischia”,
proclama il primo titolo. E il secondo, subito sotto: “Renzi
incastrato da Berlusconi: ‘Nel Nazareno, via la Severino’”.
Nessuna delle due notizie è vera,
naturalmente, e anzi neppure si tratta di vere e proprie notizie,
bensì, nel primo caso, di un’illazione priva di ogni fondamento e,
nel secondo, di una sciocchezza poi smentita dallo stesso staff
del Cavaliere: ma quel verbo, “incastrare”, evoca Al Capone
e i telefilm polizieschi e dunque è parso a Travaglio il più adatto
per soddisfare le proprie pulsioni più elementari senza
rischiare una querela.
Se il Fatto scrivesse che Renzi è un
delinquente finirebbe in tribunale: se invece usa per lui un termine
abitualmente associatoai delinquenti l’effetto è lo stesso ma si
risparmiano le spese legali.
I due titoli hanno anche il pregio di
rivelare la ferrea coerenza con cui il giornale di Travaglio legge
gli avvenimenti: “cacciare” Marino è stata un’azione
banditesca perpetrata da un aspirante dittatore, ma ora bisogna
“cacciare” De Luca; e Berlusconi, che fino a ieri non
veniva creduto neppure quando declinava le proprie generalità,
oggi è diventato la bocca della verità.
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