Fabrizio Rondolino
L'Unità 25 novembre 2015
Come si forza un titolo, quando serve
Ignazio Marino rompe gli indugi e dalla
prima pagina del Fatto annuncia solennemente: “Mi ricandido,
dopo di me risorge il partito degli affari”. Perbacco, questa sì
che è una notizia: non è mica un’indiscrezione, una voce,
una speranza, niente affatto, è proprio una notizia con tanto di
virgolettato dell’ex sindaco.
Corriamo a pagina 11 a leggere la
storica intervista, e lo storico annuncio si fa già più
incerto, più nebuloso, più probabilistico, per lasciare il posto ad
un’altra notizia, non meno clamorosa e decisamente più grave.
Il titolo interno infatti recita così: “Marino: ‘Pronto a
ricandidarmi, ma Renzi vuole rinviare le urne’”.
Dunque, ricapitolando: in prima un
titolo del Fatto attribuisce a Marino la decisione di ricandidarsi;
a pagina 11, in un altro titolo, Marino si limita a dichiararsi
“pronto”; in compenso dichiara che il presidente del
Consiglio non intende far votare i romani.
Ma anche questo non è vero:
nell’intervista, infatti, l’ex sindaco si limita ad
un’affermazione generica che somiglia più ad uno sfogo: “Con
la scusa del Giubileo proveranno anche a rinviare il voto di
un anno”. Chi, quando, come? “Vedremo…”, si limita a
sussurrare Marino.
E la sua candidatura? Anche su questo
punto – il cuore dell’intervista, secondo il titolo che il Fatto
le dedica in prima pagina – le cose stanno in un altro modo. Non
soltanto Marino non dice di volersi candidare: non dice nemmeno
di essere “pronto”. “Si ricandida alle primarie?”, gli
chiede il giornalista. E Marino, testualmente, risponde: “Rifletto”.
L’intervistatore torna all’attacco e Marino, testualmente,
ripete: “Me lo può chiedere altre dieci volte ma la risposta sarà
sempre la stessa: rifletto”.
E tuttavia, a quanto pare, neppure
dieci risposte identiche sono bastate al Fatto per capire la
posizione di Marino: nelle interviste al giornale di
Travaglio contano le domande, quel che rispondi è un optional.
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