Giovanni Colombo
31 ottobre 2015
Nel mistero dell’Infinito
oscilla un pianeta,
e, sul pianeta, una
città,
e, nella città, un
parco giochi,
e, nel parco giochi,
un albero
che la sera si
trasforma in luce…
Il simbolo dell’Expo è
lui, l’albero della vita.
Non poteva essere
altrimenti. Dal Genesi in poi tutto ruota intorno agli alberi.
Il popolo del decumano,
quando l' ha visto in fondo al cardo, per giunta in
formato elettronico e multicolor, col sonoro incorporato, non ha
capito più niente e si è messo a cliccare all’impazzata.
L’Expo non sarà stato
completamente inutile se sarà servito a ricordarci la nostra natura
originaria e il nostro sogno fondamentale.
Chi siamo? Siamo corpi
che hanno scritto dentro, a caratteri invisibili
ma incancellabili, il paradiso (tipo il
bendidio esposto nei padiglioni), e nel paradiso,
l’albero splendente.
Cos’è quest’albero?
E’ il ricordo dell’inizio, tanto buono tanto bello, poi
perduto, ora da ritrovare. Il fine di tutte le lotte eroiche (e
di tutte le ricette migliori) è recuperare nel futuro il tempo
passato. La vita è davvero “ la recherce du temps perdu"
. Perché il tempo perduto è stato eros, non thanatos. E noi
adesso abbiamo il desiderio (vocazione) di riconquistarlo
e di mangiarlo quale cibo succulento.
"Chi siamo?”,
"Cos’è l’albero della vita?” sono le due
domande che userei per selezionare il prossimo sindaco - giardiniere.
Aggiungendone una terza: “Dove lo metti, l’albero? Fuori le
mura o nel cuore della città?"
Non farei neanche le
primarie, di più, abolirei le elezioni se qualcuno mi
rispondesse con linguaggio esente da errori;
“Lo pianto nel posto
più importante. Non lo lascio ai bordi della periferia. Lo voglio
davanti alla mia finestra, in Piazza della Scala. E’ l’albero
- non l’obelisco, la piramide, la ziggurat, la guglia del
grattacielo - che dà la
vita. L’albero
regala i suoi frutti dodici volte all’anno, per ciascun
mese il suo frutto; le sue foglie guariscono le nazioni”.
Radicato lì, nel mezzo
del viavai, anch’io lo incontrerei ogni mattina.
Appoggerei la mia mano
sul suo tronco, contento di poterlo interrogare: ”Cosa
c’è di nuovo oggi?”
La sua risposta
mi arriverebbe senza esitazioni, portata da centinaia di
foglie: ”Tutto”.
Saluti verdi luminosi
come il fogliame del tuo intimo
"Se non avrai
prima in te, uomo, il Paradiso,
in Paradiso, credimi,
non giungerai mai”
(Angelus Silesius)
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