Fabrizio Rondolino
L'Unità 6 novembre 2015
All’epoca tre pagine per
l’incriminazionee, oggi zero per l’archiviazione.
E ci risiamo: per il secondo giorno
consecutivo il Fatto non riesce a trovare lo spazio per una notizia
che riguarda Matteo Renzi.
Non che il giornale di Travaglio non si
interessi al presidente del Consiglio: in prima, oggi, c’è un
bel titolo che dice che “il Papa non vuole Renzi e famiglia
alla sua messa per non essere usato”; a pagina 3 l’apertura è
tutta per il premier: “9mila evasori festeggiano il colpo di
spugna di Renzi”; e a pagina 13 il pezzo che illustra il documento
dell’Inps sulle pensioni è sobriamente intitolato “Boeri fa una
manovra troppo equa per Renzi”. Insomma, l’attenzione e la
curiosità non mancano.
Come non manca l’interesse per i
famigliari del premier: poco più di un mese fa il Fatto aprì
la prima pagina e dedicò tutta la seconda e la terza
all’inchiesta della Procura di Genova sul fallimento della
Chil Post, una società appartenuta a Tiziano Renzi. Anche in questo
caso il titolo era appena sussurrato: “Fallimenti, debiti e
prestiti: da papà Tiziano a papà Lotti, così nacque il Giglio
Magico”.
Ieri la Procura di Genova ha chiesto
per la seconda volta l’archiviazione per il padre di Renzi, al
termine dei 30 giorni che il gip aveva disposto per un ulteriore
supplemento d’indagine. Il pm Marco Airoldi aveva già chiesto
l’archiviazione un mese fa, ma uno dei creditori si era opposto,
e il gip aveva disposto nuove indagini. Ieri la conclusione: il
procedimento contro Tiziano Renzi secondo la Procura dev’essere
archiviato.
Tre pagine intere (le prime tre) per
dar conto dell’accusa, neppure una riga per informare i lettori
che la stessa accusa ha chiesto l’archiviazione. Davvero un
bell’esempio di giornalismo.
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