COCCAGLIO 13 LUGLIO 201326° anniversario della scomparsa di Gervasio , Emanuela, Francesca ed ElisabettaLa testimonianza di Don Valentino Bosio
“ Non ci interessa un progresso anonimo ma ci sta a cuore che la crescita sia a misura di ogni persona ”
Gervasio Pagani
Gervasio, Emanuela, Francesca, Elisabetta:
vi chiamo per nome, certo che ascolterete la mia voce e la voce dei numerosi presenti che per voi e con voi pregano e celebrano l' eucaristica nella quale facciamo ricordo dell'ultima vostra esperienza terrena vissuta in quel drammatico 13 Luglio 1987, quando, sulla via del ritorno alla vostra casa, avete cambiato rotta immettendovi sulla strada della misteriosa chiamata di Dio che vi voleva in viaggio verso un'altra meta, verso la beatitudine eterna.
La fede che abbiamo ricevuto come dono prezioso, sorretta e illuminata dalla Parola di Dio e da una particolare sensibilità umana, ci vede riuniti, come ogni anno, intorno all'altare, simbolo di Cristo risorto, sul quale idealmente si incontrano il tempo in cui voi con età diverse siete vissuti e in cui noi continuiamo ad esistere, e l'eternità che per voi è ora la casa preparata da Dio che vi ha chiamati accanto a sé e per noi è un futuro che ci attende.
Nella lettera che San Paolo ha scritto ai primi cristiani di Filippi leggiamo: “ La nostra patria ( la nostra casa – la nostra meta – il nostro destino ) è nei cieli ( nell'infinito e nell'eterno ), dove saremo conformati a Cristo glorioso e risorto “. La Liturgia Eucaristica poi nella preghiera centrale pone sulle nostre labbra parole aperte alla speranza: “ Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata”.
Ecco perché pensiamo Gervasio, Emanuela, Francesca ed Elisabetta pienamente vivi, sia pure in modo diverso da quando erano tra noi: sono immersi nel Risorto e godono della sua stessa vita capace di trasformare l' esistenza umana fragile e condizionata da molti fattori in una esistenza radiosa.
Sono passati ventisei anni: non è vivo solo il ricordo di persone amiche , ma è vivo e attuale anche il messaggio di Gervasio che, dotato di particolare sensibilità umana e di significativa vivacità politica, aveva intravisto nelle pieghe degli avvenimenti e della cultura, intesa come modo di vivere, il cammino inarrestabile della società verso la meta di cambiamenti epocali. Come pochi li sapeva leggere sorretto da una particolare capacità filosofica e storica che gli studi universitari gli avevano donato.
Chi sa leggere, valutare e collegare gli eventi della storia e sa vedere in essa particolari messaggi è da catalogarsi tra i profeti, cioè tra coloro che sono particolarmente attenti e sensibili ai grandi e ai piccoli avvenimenti, all'opera più o meno silenziosa delle persone, alle circostanze in cui si manifesta la realtà nella quale siamo immersi.
E tra questi avvenimenti, persone e circostanze il credente, dotato di spirito profetico in nome del battesimo, sa cogliere la presenza, il passaggio e l'opera misteriosa di Dio!
Gervasio un profeta del nostro tempo? Non mi pare azzardato catalogarlo tra coloro che sapevano leggere certi avvenimenti di cui noi oggi siamo testimoni. La sua conoscenza storica e il suo pensiero filosofico lo ponevano a diretto contatto con quella realtà in cui si succedevano cambiamenti premonitori di tempi nuovi di non sempre di facile interpretazione.
I tempi nuovi! Papa Giovanni XXIII li aveva intuiti quando ha convocato il Concilio Vaticano II: la sua preoccupazione era che la Chiesa avesse ancora un posto nella storia e fosse ancora in tempo a rinnovarsi. Movimenti politici ed economici di grande portata storica invece non si sono rinnovati e sono scivolati su strade che li hanno portati alla scomparsa. Solo in pochi hanno intravisto le conseguenze.
Gervasio era tra quelle!
L'ho conosciuto attraverso un comune amico: il Dottor Bruno Barbaglio, sindaco di Flero, la comunità nella quale esercitavo il mio ministero pastorale. Non poche volte, incontrandoci casualmente in Via Tosio a Brescia, dov'era la sede provinciale della Democrazia Cristiana, il partito che per qualche tempo è stato diretto da Gervasio, il nostro parlare finiva sulla vita politica italiana e sulla vita della Chiesa che, seguendo l'evolversi dei tempi, non potevano sfuggire ad un significativo rinnovamento.
Voglio sottolineare questo particolare: Gervasio non era solo un politico serio, impegnato, coraggioso, entusiasta ed aperto al “ nuovo “, era anche un laico cattolico convinto che il rinnovamento della Chiesa poteva avvenire anche con una giusta valutazione del laicato così com'era stato pensato e progettato dal Concilio Vaticano II: un laicato che, componente fondamentale della Chiesa, doveva essere collaboratore con i vertici ecclesiali e non solo esecutore di ordini imposti con autorità dall'alto.
Era evidente in lui l'influsso degli scritti di Don Primo Mazzolari, il sacerdote bresciano – cremonese che ben conosceva e sul quale aveva condotto studi e ricerche: “ Se lassù in alto si ascoltassero un po' più le voci che si levano dal basso, quante decisioni inopportune eviterebbero coloro che dirigono la Chiesa! “; oppure: “ Se qualche volta quel mondo poco commendevole della cosi detta cultura pastorale cattolica badasse anche a queste povere voci, forse la Chiesa avrebbe camminato un po' più sicura verso soluzioni meno inconsistenti “.
Erano vive in lui anche le profonde e penetranti riflessioni di Padre Turoldo che ascoltava e godeva con altri amici nella abbazia di Fontanella nei pressi di Sotto il Monte.
A Brescia aveva poi avuto un costante riferimento in Don Mario Pasini , già direttore della Voce del popolo ( quando il settimanale arrivava in quasi tutte le famiglie cattoliche ), della rivista Madre e della associazione Cuore Amico, sacerdote molto attivo su diversi fronti di idee aperte ed innovative e certamente non morbido nei confronti della diocesi.
Nei suoi anni giovanili anche in Coccaglio ha potuto godere dei consigli e degli esempi di splendidi sacerdoti: su tutti, Mons. Remo Tonoli, il caro don Remo, grandemente sensibile ai problemi sociali, che ha lasciato nella Comunità i segni di quella profonda sensibilità umana e pastorale che lo portava a vivere con sorriso e famigliarità tra la sua gente, ad amarla ed esserle vicino soprattutto nei momenti di bisogno ( non si può dimenticare quanto ha lavorato e...trafficato per dare degne abitazioni ), e il paziente, calmo, ma forte don Andrea Ferronato, valido collaboratore parrocchiale di don Remo e solerte animatore di quell'Oratorio in cui tanto intelligentemente ha operato per la formazione dei giovani.
Certi personaggi esercitano sempre un grande influsso sul mondo giovanile e non si possono dimenticare.
Il Gervasio giovane è vissuto sì in un tempo di contestazione ad ampio raggio, ma aveva anche la preparazione e la saggezza di cogliere, soprattutto nel mondo giovanile, nel mondo dei lavoratori e nel mondo studentesco, le giuste rivendicazioni e le opportune richieste che lo sviluppo dei tempi faceva maturare.
Gli esempi e gli insegnamenti di vita ricevuti nel tempo giovanile sono arrivati a maturazione in un impegno politico di prim'ordine.
Talvolta, ripensando questo caro amico un po' inquieto, mi chiedo: se Gervasio vivesse nel nostro tempo, come valuterebbe la situazione attuale e come politico credente quali segnali darebbe alla nostra società tanto disorientata? Mi è difficile la risposta!
Le sue capacità, la sua sensibilità, la sua vivacità e la sua esperienza lo porterebbero, forse, a dire parole pesanti e dure su una situazione che offusca l'orizzonte e rende l'uomo meno umano.
E' nostro compito, per fare giusta memoria di un personaggio che ha fatto onore alla Comunità Coccagliese, non disperdere il messaggio e l'insegnamento di questo nostro fratello che ora vive con Emanuela, Francesca ed Elisabetta lassù, davanti a quel Dio in cui ha creduto, in cui ha sperato e che ha amato con il fedele e coraggioso servizio della politica.
Omelia di don Valentino nella Santa messa del 13 luglio 2013
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