Nel primo messaggio per la Giornata mondiale della pace di papa
Bergoglio una grande continuità con i temi dell'enciclica Populorum
progressio di Paolo VI
Farà sobbalzare più di un grande della Terra e gli ideologi del
turbocapitalismo il primo messaggio di papa Francesco per la Giornata
mondiale della pace. E forse sarà altrettanto urticante come lo fu
quarantasette anni fa la storica Populorum progressio di Paolo VI, che all’epoca alcuni commentatori etichettarono come «enciclica comunista» o irrisero come «Populorum progressio, Ecclesiae regressio».
Uno dei documenti manifestamente più “politici” della Chiesa,
istituiti proprio da papa Montini nel 1967 per consegnare alle nazioni e
ai popoli all’inizio di ogni nuovo anno una riflessione sui temi della
pace, con papa Francesco rigenera un incredibile senso di continuità del
magistero ma anche di come sono andate le cose nel mondo. Due papi, con
storia, linguaggio e temperamento così diversi, a distanza di quasi
cinquant’anni, ci richiamano sullo stesso tema: perché essere fratelli?
Perché è necessario riscoprire la fraternità? Paolo VI proprio
all’inizio della Populorum Progressio parla dei suoi due viaggi
in America Latina (1960) e in Africa (1962), intrapresi prima di
diventare papa, e spiega che l’aver toccato con mano i «laceranti
problemi che attanagliano continenti pieni di vita e di speranza» gli ha
fatto rafforzare l’idea che «i popoli della fame interpellano oggi in
maniera drammatica i popoli dell’opulenza» e che lo «sviluppo» era il
«nuovo nome della pace». Allora, appunto, il mondo era diviso in due
blocchi, c’erano i muri, anche tra Nord e Sud, e chi stava sopra aveva
molte certezze. La ricetta di Paolo VI rimase inascoltata. E si è visto
dove siamo arrivati. Oggi un pontefice che viene da un paese dove c’è
povertà e fame ha di fronte un mondo senza frontiere e con un Nord che
per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale ha paura
dell’indigenza: la consapevolezza della «condivisione di un comune
destino» è «palpabile». Nel suo messaggio “Fraternità, fondamento e via
per la pace” papa Bergoglio ripercorre molti temi dell’enciclica di papa
Montini, li attualizza, li carica della sua cifra e della sua forza
comunicativa. In una decina di pagine condensa tutto il suo magistero.
Partendo dalla vicenda biblica di Caino e Abele, dal pensiero dei suoi
predecessori e dalla «sorgente» di ogni fraternità che è la famiglia, si
concentra su poveri, pace e creato letti nella chiave della fraternità.
E fraternità non è superficiale buonismo, ma un ragionare su come
stanno le cose e su quale direzione scegliere. Due capitoli del
messaggio sono infatti dedicati all’economia con l’indicazione di rimedi
contro la povertà, dalla lotta alla corruzione alle politiche sociali,
dagli stili di vita ai modelli economici. Un altro capitolo suggerisce
come spegnere con l’arma della fraternità le guerre di ogni tipo.
Potenti le parole di papa Francesco quando si sofferma su corruzione e
crimine organizzato come forze che avversano la fraternità. Al riguardo
parla di mafie, traffico di esseri umani, flussi illeciti di denaro
legato alla speculazione finanziaria, droga, prostituzione, inquinamento
ambientale. Ma parla anche di diritti, come nel caso delle «condizioni
inumane» di tante carceri.
Tutto si gioca sull’equilibrio fra libertà e giustizia: «La
fraternità – scrive papa Bergoglio – genera pace sociale perché crea un
equilibrio fra libertà e giustizia, fra responsabilità personale e
solidarietà, fra bene dei singoli e bene comune». E una comunità
politica responsabile e trasparente deve favorire questo metodo, anche
in campo economico, evitando però, sottolinea il papa, che il
«necessario realismo» si riduca a un «tecnicismo privo di idealità». Il
passaggio di testimone tra due pontefici così lontani e così vicini si
traduce in una sorta di ultimo avviso ai naviganti: reagite alla
«globalizzazione dell’indifferenza», alla «cultura dello scarto»,
all’egoismo, all’odio. Ma attenti, la fraternità non è «automatica» e
dunque sforzatevi «ad accettare le legittime differenze che
caratterizzano i fratelli e le sorelle», è l’unica via della pace e del
superamento della grande crisi.
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