La valanga-Renzi chiude una stagione, oltre la storia Pci-Pds-Ds.
Da domani rimboccatevi le maniche e non fate i capricci
Prima notizia. Matteo Renzi ha vinto. Vedremo con quale cifra,
sembra il 70 per cento, forse meno. Comunque, una valanga. È una svolta
anche dal punto – come dire? – psicologico per la sinistra italiana. Il
cui leader da oggi è un giovanotto che non proviene dalla sinistra
storica. È un “nativo” del Pd. In un certo senso, il fattore K cade
definitivamente oggi: non nel senso della legittimità di governare
(questa è una cosa acquisita da anni) ma nella possibilità che il
partito della sinistra sia davvero “scalabile”. Anche da uno
completamente “nuovo”, e per di più urticante rispetto alle abitudini
storiche della sinistra. Vada, Renzi, dritto come un treno. Sapendo
parlare a tutte le anime del partito.
Seconda notizia. La sinistra, l’apparato, la tradizione, i seguaci di
Bersani e D’Alema: tutto questo non basta più. Il popolo dem vuole
altro. È una storia che resta, ma minoritaria. Da domani il Pd non sarà
più l’ennesima stazione del “viaggio” Pci-Pds-Ds.
Terza notizia. C’è un pezzo d’Italia che malgrado la stanchezza, la
crisi, persino lo schifo, per tante cose della vita politica ci crede
ancora. Crede nella possibilità di fare qualcosa. Di innovativo. In
grado di scrivere un capitolo completamente diverso dopo il
ventennio. Questo pezzo d’Italia – costituito dagli italiani, iscritti
al Pd e non, che oggi sono andati ai gazebo in un numero non previsto,
oltre 2 milioni – individua quel partito come il solo strumento di massa
che può cambiare il corso delle cose. Ma si deve sapere che in questa
partecipazione c’è un’esigenza che va colta: serve un Pd nuovo, diverso,
distante da pratiche e liturgie della vecchia politica.
Quarta notizia. Il “miracolo” della partecipazione di oggi si deve
in particolare a un uomo che si chiama Romano Prodi. È lui che ha dato
il taglio giusto alla fase finale della campagna congressuale. Ha
capito, e fatto capire a tutti, come la posta in palio non fosse solo la
leadership del Pd ma la possibilità stessa di non smarrire il filo del
cambiamento, indissolubilmente legato alla difesa di quel sistema
bipolare messo in forse dalla decisione della Consulta.
Quinta notizia. Da adesso c’è un nuovo gruppo dirigente del Pd. C’è
Renzi, che è il leader. E ci sono Gianni Cuperlo e Pippo Civati, anche
loro “eroi” di questa avventura, grandi protagonisti di una bella
competizione. E nel Pd c’è Enrico Letta, un esponente di primissimo
ordine con il quale il nuovo segretario dovrà confrontarsi prestissimo. E
altre personalità stanno venendo avanti. Ora però una preghiera: da
domani rimboccatevi le maniche. E, per favore, non fate i soliti
capricci.
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