Fabrizio Rondolino
L'Unità 31 marzo 2016
Al fatto Carlo Smuraglia bolla la
riforma del Senato come contraria ai valori della Costituzione.
Fischia il vento, urla la bufera: “Oggi
come ieri, bisogna sempre restare vigili sulla nostra democrazia”.
Parola del presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia in una intervista
al Fatto. Giusto, giustissimo. Perché si possa vigilare con
efficacia, tuttavia, occorre avere un’idea anche vaga
dell’argomento, del tema in discussione, del pericolo alle
porte: altrimenti si rischia di fare il gioco dell’avversario.
Scomodare la Resistenza,
l’antifascismo, i partigiani per criticare la riforma del Senato
è prima di tutto, un insulto alla Resistenza, all’antifascismo,
ai partigiani: e colpisce che un tale insulto venga proprio da
chi, pro tempore, dovrebbe rappresentarne e tutelarne l’eredità
culturale e politica.
Smuraglia si sente addirittura “in
trincea”, come “nel ’53 contro la legge truffa” e “nel
’60 quando decisero di fare un governo con i fascisti”. Ma la
trincea dev’essere talmente profonda da impedirgli di vedere
che cosa c’è fuori.
Con la riforma Boschi, sostiene
Smuraglia, “si consolida un sistema di potere che non tiene
conto che noi abbiamo una Costituzione repubblicana, democratica
e antifascista”. Dunque, se le parole hanno un senso, la
riforma Boschi modifica la Costituzione in senso monarchico,
antidemocratico e fascista.
Ma le parole di Smuraglia un senso non
riescono a darselo, e con l’avanzare dell’intervista cresce
anche la confusione. “Prendendo alcuni modelli che in Europa già
esistono – spiega – si poteva superare il bicameralismo
perfetto in una settimana”. Bum! Però, aggiunge nella
riga successiva, “non si può andare di corsa”. Dunque non
si può fare una riforma in meno di una settimana? O il percorso
previsto dall’articolo 138 (della Costituzione, non dello statuto
del Pnf) è per Smuraglia troppo veloce? Insomma, due anni sono
troppo pochi ma una settimana è sufficiente?
Smuraglia conclude con due clamorosi
svarioni: prima incolpando l’Italicum di avere, come ogni
altra legge elettorale al mondo, un premio di maggioranza (ma
l’Italicum, caro Smuraglia, non fa parte della riforma Boschi
sottoposta a referendum), e poi sostenendo l’illegittimità
dell’attuale Parlamento e la “mancanza di rispetto” per la
Consulta (proprio la Consulta, bocciando il Porcellum, ha
ribadito esplicitamente la piena legittimità delle Camere elette
nel 2013).
Insomma, ad un esame non vogliamo dire
di diritto costituzionale, ma di educazione civica alla scuola
media, Smuraglia sarebbe sonoramente bocciato. Ma questo è
un problema suo. Gli chiediamo però, sommessamente, di non
trascinare con sé la memoria e i valori della Resistenza.
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