Riccardo Imberti
Mi
chiedo come ci si possa appellare alla libertà di coscienza di
fronte ad un voto che, il 4 dicembre, non riguarderà i principi
fondamentali della Costituzione, ma semplicemente il rapporto tra
Stato e Regioni, o le modalità più efficienti ed efficaci per fare
le leggi. Il sen. Paolo Corsini lo sa bene, tant’è vero che “tende
a precisare” a Beppe Pezzotti, nella lettera del 4 novembre a
questo Giornale, che lui “propenderebbe” soltanto per il No alla
riforma costituzionale, ma non vorrebbe prefigurare schieramenti
politici con i compagni di viaggio No-global e No-euro. Eppure è
recente il manifesto che presenta il sen. Corsini tra due importante
relatori della Lega Nord, impegnati in un dibattito a favore del No
in quel di Chiavenna.
Immagine che farebbe accigliare il sen. Mino Martinazzoli che nel
1994 aveva preso proprio dalle mani di Corsini il testimone della
candidatura a sindaco di Brescia per impedire il governo della città
alla rampante Lega Nord per l’indipendenza della padania. Tirato
per i capelli da Massimo D’alema, il senatore Corsini non si
ritiene vincolato dal voto ricevuto dagli elettori bresciani, né
dalla disciplina di partito. Non pensa che il No alla riforma
costituzionale mantiene
l’attuale assetto e quindi il ritorno al sistema elettorale
proporzionale e quindi ad una prospettiva di governi di “larghe
intese”, con drammatici dubbi sulla conseguente politica economica,
sociale, europea, mediterranea e atlantica. La disciplina di partito
non è più una virtù. Questa è la riforma della Costituzione che
il Pd ha discusso, condiviso, modificato, plasmato e poi votato in
Parlamento. Anche da parte del sen. Corsini, credo. Questo
referendum,
tra l’altro, deve essere collocato in un contesto complessivo di
riforme volute dal governo sui temi del lavoro, della scuola, della
pubblica amministrazione. Il
partito democratico
è
giovane, ma è un partito, composto da cittadini semplici, militanti
di base, intellettuali, impegnati a traghettare il centrosinistra
italiano verso la modernità. Non avrebbe bisogno di essere diviso e
lacerato.
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