Chicco Testa
L'Unità 16 novembre 2016
Da questi pregiudizi non si salva
praticamente nessuna categoria di opere
Ieri ho assistito al dibattito che si è
tenuto in occasione della presentazione del rapporto 2015/2016 del
Nimby Forum. Iniziativa che censisce ogni anno la quantità e la
tipologia di opposizioni territoriali alla realizzazione di opere
pubbliche e private in vari settori.
NIMBY è acronimo inglese, che tradotto
in italiano recita “non nel mio giardino”. Ossia “quell’opera
si potrebbe pure realizzare ma non vicino a casa mia”. Naturalmente
quel “vicino a casa mia” è inteso in senso molto lato. Nella mia
Provincia, nella mia Regione, in Italia. Risultato: un sacco di
investimenti, opere utili, occupazione aggiuntiva bloccati da
opposizioni di vario genere.
Il rapporto dà conto di come le
opposizioni di questo genere non diminuiscano, ma cambino via via
obiettivo. La categoria più contestata di opere è oggi, pensate un
po’, quella relativa alle fonti energetiche rinnovabili. Ho sempre
pensato che, al contrario di quanto si crede, questo tipo di
comportamento abbia le sue radici non in opinioni e interessi che si
formano autonomamente, ma nelle idee messe in giro in spregio di ogni
ragionevolezza da leader politici, religiosi, sindacali, da presunti
intellettuali e che “la gente” non faccia altro che prenderli per
buoni.
Da questi pregiudizi non si salva
praticamente nessuna categoria di opere. In compenso un’altra
associazione, che si poneva l’obiettivo di premiare le
amministrazioni capaci di realizzare opere e infrastrutture utili, ha
chiuso i battenti. Per una ragione molto semplice. Dopo qualche anno
di attività era finito l’elenco delle cose da premiare. Gran
brutto segno per il nostro Paese.
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