Giorgio Tonini
28 novembre 2016
Alcuni amici e compagni del Pd, anche
in Trentino, stanno dicendo urbi et orbi che voteranno No al
referendum. È nel loro diritto farlo, perché il nostro è un
partito democratico, di nome e di fatto. Si tratta di amici e
compagni dal palato molto fine. Ad alcuni di loro non piace questo,
ad altri quell'aspetto della riforma. Si tratta di opinioni tutte
rispettabili. Purché si sia consapevoli, fino in fondo, delle
conseguenze delle proprie azioni. Se dovesse vincere il No, è vero,
non avremo le dieci piaghe d'Egitto, non saremo aggrediti dalle
cavallette, né l'acqua si tramuterà in sangue. Semplicemente, anche
questo tentativo di riforma fallirà, trascinando con sé, insieme ad
un altro pezzo di credibilità dell'Italia, la governabilità di
questa legislatura. Sarebbe meglio evitarlo, ma in fondo, dicono
loro, mancano pochi mesi alla scadenza naturale della legislatura. Il
problema vero, cari amici e compagni, è cosa si farà nella
prossima. Se vince il Sì, il famigerato "combinato disposto"
del potere di fiducia limitato alla sola Camera e l'elezione della
stessa con un sistema maggioritario (che sia l'Italicum o un altro si
vedrà, anche perché in proposito dovrà pronunciarsi la Corte
costituzionale), darà ad una delle principali forze politiche
(vedremo se sarà il Pd, o Cinquestelle, o il centrodestra) un chiaro
mandato a governare. Se invece vincerà il No, andremo a votare di
nuovo per Camera e Senato entrambe dotate del potere di fiducia e con
l'unico sistema elettorale possibile: un proporzionale più o meno
puro. A quel punto, a meno che una forza politica non conquisti da
sola la maggioranza assoluta dei voti in entrambe le Camere, si dovrà
far vita ad un governo di coalizione tra le forze disponibili.
Berlusconi si è schierato per il No, scommettendo sull'ipotesi che
l'unico governo possibile sarà un governo basato sull'alleanza tra
Pd e centrodestra, non è chiaro se con o senza la Lega di Salvini...
A quanto pare i bookmakers danno molto quotata la scommessa dell'ex
Cavaliere. Siete sicuri, cari amici e compagni dal palato fine, che è
questo che volete, per il Pd e per l'Italia? Non vi pare che sia
molto più saggio votare e far votare Sì, perché siano gli
elettori, tra pochi mesi, a dirci se dobbiamo essere noi a governare,
con i nostri uomini e le nostre donne, i nostri valori e i nostri
programmi, o invece altri, ma senza inciuci, governicchi e patti
diabolici tra partiti che poco o nulla hanno in comune tra loro?
Ascoltate il vostro palato fine è riflettete: è meglio, oltre
meglio mandar giù un aspetto della riforma che non vi piace,
piuttosto che quello che ci aspetta, come democratici e come
italiani, se vince il No.
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