Paolo Virzì
L'Unità 4 novembre 2016
Se il problema attuale dell’Italia è
Renzi, che va cacciato, come leggiamo dai molti manifesti che
tappezzano Roma, la storia recente ha almeno il merito di aver
dimostrato che il PD è un partito contendibile
Onorevole Bersani, dal momento che il
testo della riforma per il superamento del bicameralismo paritario
sottoposta a referendum sembra solo il minimo sindacale rispetto a
quanto auspicato da anni da tanti, lei incluso, e che le obiezioni
sembrano concentrarsi su quella che viene ritenuta una gestione
personalistica da parte di Renzi, non ritiene – lei che è una
persona seria – che, invece di andare a mescolarsi in un’alleanza
per il NO che schiera, tra gli altri, anche il peggio della politica
italiana, sia appunto più serio provare a dar vita dentro il suo
partito ad un progetto alternativo, magari provando a vincere il
prossimo congresso?
Se il problema attuale dell’Italia
insomma è Renzi, che va cacciato, come leggiamo dai molti manifesti
che tappezzano Roma, la storia recente, tra i tanti torti, ha almeno
il merito di aver dimostrato che il PD è un partito contendibile,
non ha Srl proprietarie, né un dominus che ne incarna l’identità
come altri partiti e movimenti in circolazione. Vorrei riuscire a
trasmetterle, senza animosità, la sensazione di chi osserva
dall’esterno e che non riesce a non vedere nel suo NO – ed in
quello di altri valorosi dirigenti delle stagioni passate –
qualcosa di strettamente intrecciato ad un risentimento personale,
psicologico, sentimentale, qualcosa di umanamente accettabile e
perfino di nobile, ma non politico.
Assistiamo insomma ad una specie di
“fatwa” – nel merito della quale non mi azzardo nemmeno ad
entrare – contro l’attuale segretario del partito nonché
presidente del Consiglio, ritenuto con tutta evidenza indegno:
moralmente, esteticamente, politicamente, culturalmente. Un corpo
estraneo, che altererebbe il Dna del Pd per perseguire un proprio
personale progetto. Ma se così fosse allora non ci sarebbe da
lavorare subito, proprio dentro quella che lei chiama “la ditta”,
ad un progetto alternativo, che abbia le carte in regola per
affermarsi e candidarsi a guidare l’Italia? Non le pare che chi
come lei voleva dare “un senso a questa storia”, cioè a quella
della sinistra riformista, rischi altrimenti di smarrire per sempre
il senso del proprio agire politico?
La saluto rispettosamente e la
ringrazio per l’attenzione.
PS Visto che oggi poi ci divertiamo a
dir la nostra, come i matti mitomani che dalla propria tastiera
elargiscono preziosi consigli al mondo, mi permetterei anche di
consigliare a Renzi, altrettanto rispettosamente, di dimettersi prima
del 4 dicembre, per sgombrare del tutto dall’arena politica il
sentimento improprio di un referendum sulla sua persona. Se ci si
dovrà esprimere sull’operato di Renzi e del suo governo
l’appuntamento sarà semmai alle prossime elezioni politiche, che è
dal 2013 che ci auguriamo abbiano luogo al più presto.
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