Fabrizio Rondolino
L'Unità 14 aprile 2016
Una visione disperata, con
l’inevitabile previsione dei “ducetti” in arrivo
La disperazione è una cattiva maestra,
perché non lascia altre opzioni se non se stessa. Non guarda al
futuro, ma anzi ne sbarra l’accesso. Non produce consenso ma
marginalità, emarginazione, riflusso. Eppure i cattivi maestri
ne fanno un uso massiccio, un po’ perché a corto di argomenti
e un po’ perché così si sentono assolti dall’insuccesso che li
attende inesorabile. Se non c’è più niente da fare, se tutto
è perduto, se il Male ha vinto e sempre vincerà, a che serve
combattere?
La deriva apocalittica di Marco
Travaglio rischia insomma di danneggiare la sua stessa causa, di
spingere all’abbandono definitivo, di indurre alla più desolata
passività. Sentite che cosa scrive oggi: “I partiti
strutturati, soprattutto il Pd, hanno capito che l’unico modo per
restare abbarbicati alla poltrona mentre intorno tutto crolla è
quello di scoraggiare il voto di opinione […] ben sapendo che
a chi detiene il potere non mancheranno mai i voti controllati,
comprati, scambiati”.
A dar forma a tale tremenda visione è
l’invito a non partecipare al referendum. Ma quello stesso
invito è stato ripetuto infinite volte negli ultimi quarant’anni
da chiunque, da Bettino Craxi alla Cei, passando per il Pds, ed
è una scelta come le altre che appartiene alla storia politica
d’Italia. Che bisogno c’è di ricavarne la notizia dell’avvenuta
morte della democrazia?
L’Italicum e il nuovo Senato –
aggiunge il sempre più apocalittico Travaglio – sono “le ennesime
riprove del fatto che votare non serve”. E dunque bisogna
“raccogliere il testimone dei partigiani contro i vecchi duci
e i nuovi aspiranti ducetti”. Amen.
Se ci fosse la dittatura, non ci
sarebbero le elezioni né i referendum. E se votare non servisse
a nulla, invitare a non votare sarebbe la cosa più ragionevole.
Possibile che Travaglio non si accorga di queste evidenti
contraddizioni nel suo modo di ragionare? Possibile che non capisca
che a forza di alzare il tiro non resta più nulla, se non, appunto,
la disperazione?
I cattivi maestri farebbero meglio
a fermarsi per un istante, e a riflettere, prima che sia
troppo tardi.
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