Fabrizio Rondolino
L'Unità 23 aprile 2016
Vorremmo ricordare agli amici del Fatto
che l’organo di autogoverno dei giudici – non il signor Legnini –
ha seccamente preso le distanze dal neopresidente dell’Anm
Oggi dobbiamo essere delicati e
caritatevoli nel rivolgerci a Marco Travaglio: per lui è un giorno
di particolare sofferenza. Il brillante Piercamillo Davigo è stato
smentito, criticato, isolato e costretto ad un’imbarazzante
smentita dall’intera magistratura italiana. E, come se non
bastasse, non per l’autointervista di giovedì al Fatto firmata dal
suo segretario Travaglio, che nessuno s’è filato, ma per quella di
venerdì al Corriere firmata da un giornalista vero, Aldo Cazzullo.
Insomma, un completo disastro.
Per rimediare, che c’è di meglio di
una sistematica falsificazione dei fatti? Così, in prima pagina il
giornale di Travaglio e Davigo titola bellicoso: “Il re è nudo: il
leader Anm ricorda che i politici rubano ancora. Legnini e i renziani
contro Davigo”. Giovanni Legnini, vorremmo ricordare agli amici del
Fatto, non è un passante intervistato per strada, ma il
vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, e le sue
dichiarazioni (le parole di Davigo “rischiano di alimentare un
conflitto di cui la magistratura e il Paese non hanno alcun bisogno”)
sono state concordate con il Capo dello Stato, nonché presidente del
Csm. La notizia, dunque, è un’altra e ben più forte: l’organo
di autogoverno dei giudici – non il signor Legnini – ha
seccamente preso le distanze dal neopresidente dell’Anm.
Quanto ai “renziani” additati al
pubblico ludibrio nel titolo di prima pagina, fatichiamo a
individuarne i nomi. È forse renziano Edmondo Bruti Liberati, ex
procuratore di Milano? (“Non esiste una magistratura buona contro
un’Italia di cattivi: vederla così è in linea di principio
sbagliato. È essenziale è che l’Anm non esca dal suo ruolo. Non
ci siamo quando si dice o si fa capire che può essere la
magistratura a risolvere questioni di costume o di etica pubblica”).
O è renziano Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità
anticorruzione? (“Non si rivolve tutto con le manette. Anche la
magistratura ha le sue colpe. Dire che tutto è corruzione significa
dire che nulla è corruzione”). O magari è renziano Nicola
Gratteri, neoprocuratore di Catanzaro? (“Se si dice che sono tutti
ladri, facciamo il gioco dei ladri”). Oppure il renziano è Luca
Palamara, ex presidente dell’Anm? (“Le generalizzazioni non mi
piacciono”).
La Caporetto dei giustizialisti non
poteva essere più clamorosa. Ai lettori del Fatto la notizia
purtroppo è stata nascosta: ma è anche vero che sono sempre di
meno.
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