Giovanni Cominelli
dal blog Santalessandro 15 aprile 2016
L’incontro tra un pensiero e un
movimento socio-culturale può, a volte, generare un
movimento/partito politico. La storia dei partiti politici è
esattamente questa. Senza tornare fino all’800, basterà fermarsi
agli ultimi 50 anni. Il movimento più imponente – quello del ’68
– è stato il primo. Ha prodotto, alla fine, alcuni piccoli partiti
politici. Negli anni ’80 i Verdi. Poi è arrivata la Lega. Poi Di
Pietro. Poi Alleanza democratica. Poi la Rete. Poi i Girotondini, poi
gli Arancioni, poi Azione civile, poi Rivoluzione civile, poi il M5S…
Di tutto questo vortice di sigle, alla fine sono rimasti a galla la
Lega, ormai istituzionalizzata in partito, e, per ora, il M5S, sul
crinale fatale tra movimento e partito. Fatale, perché assai spesso
è lì, in questo periglioso passaggio a Nord-Ovest, che i movimenti
socio-politici si dissolvono. Benché il sistema dei partiti abbia
subito mutazioni radicali (nessuno dei partiti classici dell’arco
costituzionale è sopravvissuto alla svolta storica dell’89), ha
tuttavia resistito all’azione corrosiva della storia e all’assalto
dei movimenti extra-partitici. Il filo che lega queste diverse
esperienze è quello dell’alterità al sistema dei partiti. Sulle
ragioni di questa insoddisfazione radicale verso i partiti non c’è
bisogno qui di tornare. Da capire è, semmai, perché
l’antipartitismo diffuso e la rivolta antipolitica, che da decenni
percorrono il sottosuolo della società italiana e della politica,
siano così copiosamente venuti a galla e si siano condensati nel
M5S. Ciò che amalgama le forze, alla fine, non sono principalmente
le determinazioni socio-economiche, ma la coscienza di sé, cioè il
pensiero.
IL CASALEGGIO PENSIERO
È qui che arriva Casaleggio. Il quale
è riuscito a creare il canale ideologico dentro il quale convogliare
umori sociali e culturali plurali e, spesso, reciprocamente
contraddittori. Il video postato in rete, dal titolo Gaia, sintetizza
i pensieri, che ha costituito il M5S. Si tratta di pensieri
tutt’altro che nuovi o originali. Appartengono al filone
utopico/distopico della fine ‘800 – si pensi a Marx e a Comte,- e
di tutto il ‘900 – si pensi al bio-comunismo di Trostky o a
Aldous Huxley -, che ha trovato nuove ragioni negli scenari della
terza/quarta rivoluzione industriale. Uno dei massimi pensatori di
questo filone è Ray Kurzweil, che, a dispetto del cognome
ebraico-teutonico, è un puro yankee. Un ricercatore e uno scienziato
geniale dell’informatica, che ha scritto nel 1990 The Age of
Intelligent Machines, nel 1998 The Age of Spiritual Machines, nel
2005 The Singularity is near, un volume di 652 pagine, il cui Prologo
è intitolato The Power of Ideas. Quasi tutti questi libri sono stati
tradotti in italiano. Nel 2013 è stata pubblicata la traduzione
italiana del suo ultimo volume How to Create a Mind.
“L’UOMO È DIO”
Lo scenario è quello di
un’integrazione crescente tra intelligenza artificiale e biologia
umana, fino al trascendimento della biologia. La “singolarità” è
un nuovo tipo umano, la cui apparizione nella storia dissolve
religioni, filosofie, conflitti… La data cruciale di Kurzweil è il
2030. Quella prevista dalla Gaia (è il nome del futuro governo
mondiale) di Casaleggio è il 2054 (a 100 anni dalla nascita
dell’autore). Per completezza di informazione, va aggiunto che al
2020 scoppierà una guerra mondiale, che durerà vent’anni e che
lascerà su questa terra solo 1 miliardo di persone, gli altri 6
miliardi saranno bruciati nel fuoco atomico mondiale. Qui
l’Huntington del Crash of Cvilizations del 1993 non è così
lontano. Fortunatamente, a partire dal fatidico 2054, incomincerà
una nuova era della storia umana, che F. Fukuyama faceva iniziare già
dopo l’89 con il suo The End of History and the last man del 1992.
Scrive Casaleggio: “L’uomo è Dio. È ovunque, è tutti, conosce
tutto”. La società umana si è trasformata in un unico flusso di
conoscenza, un immenso cervello (o alveare?) collettivo. La politica
coincide con il perenne flusso dell’esperienza qui e ora.
TRA PROVOCAZIONE E GIOCO INTELLETTUALE
Simili previsioni stanno
consapevolmente tra la provocazione e il gioco intellettuale. Ma da
questa antropologia/sociologia segue una più contingente e attuale
teoria della democrazia e della politica, che Casaleggio fa risalire
a Rousseau: un rapporto diretto tra il singolo e la Volonté
générale, che le nuove tecnologie per la prima volta consentono in
tempo reale. D’altronde, proprio Rousseau si chiama la piattaforma
informatica del M5S, attivata nei giorni della sua morte, che
Casaleggio ha lasciato in eredità. A questo punto, non servono più
enti intermedi, quali i partiti. Si discute, si decide e si governa
in tempo reale. Questa teoria della democrazia, in cui si recupera su
scala nazionale e mondiale l’agorà ateniese, è ciò che ha
fornito la base ideologica al confuso movimento antipolitico del M5S,
gli ha fornito un orizzonte.
UN PO’ DI SAVONAROLA. LA POLITICA
SACRALIZZATA E IL RISCHIO TOTALITARISMO
Dentro stanno la decrescita felice
degli anti-trivelle, la religione new age del corpo, la politica come
convivialità, l’indignazione per le insopportabili brutture del
mondo, la voglia di purificazione e di rinascita, la nostalgia di una
“polizia del costume” alla Savonarola, la descrizione
apocalittica dell’Italia e dell’Europa… Come non ricordare il
De ruina mundi e il De ruina Ecclesiae del succitato frate
domenicano? Un osservatore più informato di molti incolti
articolisti, che hanno esaltato in questi giorni il genio visionario
di Casaleggio, potrebbe agevolmente mettere in evidenza le radici
lontane e ricorrenti dell’utopismo apocalittico, che percorre da
sempre le grandi transizioni epocali delle società umane. E quella
che stiamo vivendo lo è. Ma potrebbe anche far notare come, finora,
dei due corni del dilemma formulato dallo stesso Padre fondatore: “la
democrazia diretta con la partecipazione collettiva e l’accesso a
un’informazione non mediata, oppure una neo-dittatura orwelliana in
cui si crede di conoscere la verità e di essere liberi, mentre si
ubbidisce inconsapevolmente a regole dettate da un’organizzazione
superiore?”, il M5S abbia prediletto il secondo. Resta da chiedersi
come sia possibile che le giovani generazioni e non solo si
aggrappino in tempi di crisi epocale a queste grandiose quanto labili
visioni utopico/distopiche. La risposta, forse semplicistica, è che
abbiamo bisogno di una filosofia o di una teologia della storia.
Cerchiamo disperatamente un senso al nostro agire privato e pubblico.
Tramontate le grandi ideologie del ‘900, resta un grande vuoto. Di
qui la tentazione sempre emergente – accadde già all’indomani
della Prima guerra mondiale e della Seconda – di una sempre nuova
“teologia politica”, nella quale la politica viene sacralizzata
ora dai credenti ora dai neo-pagani come riduzione definitiva della
complessità sociale, delle sue contraddizioni, delle sue miserie. La
storia è semplificata in due fasi: quella della distruzione
apocalittica e quella di un nuovo paradiso terrestre. Ma, il nome
esatto della tentazione? Totalitarismo.
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